
Maria Fernanda Carpentieri con il marito Christian
Monza, 24 novembre 2020 - In cinque in una casa di 40 metri quadrati, con la mamma positiva al Covid. Lei trascorre la giornata nell’unica camera da letto, marito e i tre figli (di 11, 7 e 2 anni) in cucina dividendosi lo spazio del tavolo e del divano tra giochi, libri, didattica a distanza, colazione, pranzo e cena. Una quarantena da dimenticare quelladi Maria Fernanda Carpentieri, che vive con il marito Christian e i tre figli in un alloggio comunale di via Silva. È da anni che Maria Fernanda chiede un alloggio più ampio con tre camere da letto (due per i bambini e una per loro); una richiesta che in questo periodo di pandemia diventa una necessità per contenere il contagio. "Sono state settimane da dimenticare – racconta -. Non appena ho iniziato a star male ho avvisato il medico di famiglia che mi ha consigliato di stare a riposo lontana dai miei familiari. Poi il tampone ha confermato il contagio". Ma è difficile stare in isolamento in quaranta metri, con una sola camera, un bagno e soprattutto tre bambini.
«Mio marito per fortuna mi ha dato una grande mano: lui si occupava dei bambini, e io rimanevo nella cameretta. Disinfettava ovunque". Il problema era la sera: Christian continuava a dormire sul divano, i bimbi nella cameretta con la mamma. Il giorno era un inferno. "Io rimanevo a letto. Lui seguiva i bambini che la mattina avevano la didattica a distanza e il pomeriggio volevano giocare. In un piccolo spazio c’erano quattro persone. Stavo male alla sola idea di poter contagiare i miei cari". Adesso Maria Fernanda sta meglio ed è in attesa di sottoporsi al tampone, ma il problema degli spazi insufficienti resta.
«Sono arrivata in via Silva tre anni fa, quando avevamo solo due bambini: un maschio e una femmina. Fin da subito abbiamo fatto presente che la casa era piccola. Poi è arrivata l’ultimogenita e gli spazi sono diventati insufficienti. Io dormo in cameretta con i bambini, mio marito da due anni dorme sul divano. Ho investito anche soldi per alcuni interventi che dal Comune continuavano a rimandare, in primis il cambiamento dei sanitari. Ma qui dentro in cinque non ce la facciamo più. A Monza ci sono persone che vivono da sole in 80 metri quadrati, noi in cinque nella metà".
Anche il sindacato As.i.a ha preso a cuore la vicenda. "Come sindacato inviato in Comune una richiesta di cambio alloggio – spiega il responsabile Michele Quitadamo -. È possibile che su oltre cento alloggi comunali liberi non ce ne sia uno adatto a questa famiglia? In questo momento una casa più grande sarebbe stata ideale per auto isolarsi".