di Stefania Totaro
Cinque ragazze si sono costituite parti civili nel secondo processo con il rito abbreviato sulle nuove accuse per il finto ginecologo che abusava di ragazzine minorenni, già condannato per altri fatti analoghi a 5 anni e 8 mesi di reclusione in appello e che intanto ha chiesto al Tribunale del Riesame di venire scarcerato e ottenere gli arresti domiciliari per seguire più efficacemente una terapia psicologica che starebbe dando buoni risultati.
L’imputato, un 50enne brianzolo in realtà ingegnere, che per fingersi medico usava il nome fittizio Alberto Berti, è stato chiamato ieri davanti alla gup del Tribunale di Milano Manuela Accurso Tagano per rispondere di violenza sessuale, adescamento e pornografia minorile. Dalla richiesta di rinvio firmata dalla pm milanese Francesca Gentilini, emergono a suo carico 18 nuovi capi di imputazione: gli si contesta l’adescamento e la ricezione di materiale pornografico da più di 10 ragazzine, tutte minorenni all’epoca dei fatti, contestati tra l’aprile 2014 e il febbraio 2019.
E dovrà anche rispondere di sostituzione di persona, per essersi intestato profili social con foto di persone ignare, tramite i quali entrava in contatto con le vittime. Il 50enne era stato arrestato nel 2019. Lo scorso maggio il Tribunale di Milano gli ha già inflitto 8 anni di reclusione (scesi a 5,8 in appello) con il rito abbreviato.
Secondo le indagini dei poliziotti dell’allora Commissariato di Monza, il 50enne creava falsi profili sui social network per trovare le ragazze, e in particolare si nascondeva dietro nomi di coetanei delle minorenni per convincerle ad affidarsi al finto professionista di fama mondiale dello "Studio Berti".
A questo punto, entrava in scena il ginecologo "Alberto": "25 anni, single e in cerca di una relazione seria" in grado di proporre il fantomatico metodo anticoncezionale "Neutro" alle giovanissime vittime per "evitare" di "diventare frigide", ma anche per permettere loro "di non avere bambini"; tra le soluzioni che proponeva anche metodi per evitare di "non piacere piu’ a nessuno".
Le indagini non si erano fermate alle prime due denunce, ed erano continuate anche ricorrendo a un appello attraverso la trasmissione "Chi l’ha visto?" per raggiungere altre possibili vittime. Nei due anni di investigazioni, tra il novembre 2018 e l’ottobre 2020, gli inquirenti sono arrivati ad altre 11 minorenni, tra cui due che sarebbero state abusate sessualmente, rispettivamente nel 2014 e nel 2018.
Al secondo processo, che verrà discusso il 10 maggio, sono cinque le parti civili. Intanto si attende la decisione dei giudici della libertà sulla concessione degli arresti domiciliari.