REDAZIONE MONZA BRIANZA

Fra diritti e sofferenza: "Molti non sapevano. Esperienza toccante"

"Molti ragazzi non sapevano nemmeno che ci fosse un carcere a Monza o comunque non erano a conoscenza di dove...

"Molti ragazzi non sapevano nemmeno che ci fosse un carcere a Monza o comunque non erano a conoscenza di dove si trovasse". Luca Mandreoli è uscito molto colpito dall’esperienza della scorsa settimana, quando ha accompagnato 80 studenti all’interno della casa circondariale di via Sanquirico a Monza.

Come responsabile delle politiche sociali all’interno della Cgil ne ha viste tante, ma tanta partecipazione era al di là di ogni aspettativa. "La Cgil è presente da parecchio tempo nelle carceri e nella casa circondariale di via Sanquirico a Monza da anni abbiamo aperto uno sportello del Patronato per le pratiche assistenziali, previdenziali, di disoccupazione o invalidità dei detenuti… molti di loro anche quando escono dopo aver scontato la propria pena rimangono agganciati a noi per i servizi che offriamo". Altre iniziative bollono in pentola.

"Presto, oltre a questo sportello del Patronato aperto due volte al mese, sigleremo anche un protocollo insieme al Comune di Monza per intensificare i servizi e la sinergia con la casa circondariale". Questa volta però si parla di diritti e di studenti. Un corso di formazione sull’articolo 27 della Costituzione proposto ai ragazzi, "e la risposta è stata stupefacente. Ci aspettavamo la solita partecipazione alle nostre proposte rivolte ai giovani, di 20, massimo 30 studenti e invece ce ne siamo trovati davanti 80. Una lezione non frontale ma laboratoriale di cui gli stessi ragazzi sono stati contentissimi".

Una “lezione” che poteva rivelarsi complicata, difficile da digerire, ma quello che ne è uscito "è stato un incontro denso", con i ragazzi che hanno scoperto le dimensioni reali della realtà carceraria, "che c’è un carcere fuori dalle mura e uno interno fatto anche di proposte di riabilitazione ed educatori". Un’esperienza che potrebbe essere foriera di nuove cose.

"Dopo la visita in parecchi ci hanno interpellato per chiederci cosa potrebbero fare anche loro per i detenuti, come potrebbero collaborare. Vedremo cosa si potrà fare". La visita era stata organizzata nella cosiddetta Sezione Luce, quella dove sono attivi percorsi sociali ed educativi rivolti ai detenuti, "e questo ha aiutato, i ragazzi si sono aperti e hanno fatto domande. La loro prima domanda è stata sul ruolo della famiglia nelle vite dei detenuti, un momento molto toccante, erano presenti anche le educatrici che lavorano alla casa circondariale.

Hanno parlato del percorso di rieducazione, hanno imparato che il carcere non è solo un contenitore". Quello che secondo il sentire comune "spesso si riduce a frasi come ‘buttate via la chiave’ e metteteli ai ‘lavori forzati’. Gli stessi detenuti hanno smontato molti dei cliché raccontati da film o telefilm, hanno parlato di concetti come il rispetto".

Dopo la visita molti studenti hanno chiesto di fare qualcosa anche loro, si diceva. Un patrimonio di energie da non disperdere. "A Monza c’era un comitato “Carcere e territorio” che aveva come obiettivo proprio quello di favorire un’apertura e supportare le iniziative dei detenuti". Un’idea da riproporre e aggiornare.

Il Comitato Carcere e Territorio di Monza e Brianza era stato istituito oltre vent’anni fa, a siglarlo nel settembre del 2003 era stata l’Assemblea dei Sindaci dell’Asl della Provincia di Milano 3. L’idea era quella di occuparsi del carcere "come un pezzo di città" per favorire le politiche sociali a favore delle persone detenute o sottoposte a misure restrittive della libertà. E si individuavano alcuni problemi: il sovraffollamento, la penuria di educatori e assistenza medica adeguata, la carenza di agenti di polizia penitenziaria sempre sotto organico....

Nel frattempo i sindaci sono cambiati, Monza è diventata Provincia, le Asl sono diventate Ats, ma i problemi sono sempre gli stessi.

Da.Cr.