
I due presunti prestanome della ‘ndrangheta venerdì sono chiamati in Tribunale al processo con il rito abbreviato
"Mi ha dato un foglio con due ditte intestate.. boh, adesso sono dall’avvocato a portare sto foglio... il periodo del Covid che non c’era un c... da fare, uno deve mangiare, è un casino. Mi sono fidato di certe persone che me l’hanno messa nel c... capito...".
Intercettato dai finanzieri, si lamentava con la madre per essere stato ingannato e lasciato con un sacco di guai con Inps e Inail uno dei due presunti prestanome della ‘ndrangheta che venerdì sono chiamati al Tribunale di Monza al processo con il rito abbreviato davanti alla giudice per le udienze preliminari Francesca Bianchetti.
Devono rispondere a vario titolo di frode fiscale, evasione, indebita compensazione di crediti fittizi, bancarotta fraudolenta e riciclaggio.
Con loro è imputato Giovanni Maiolo, 46 anni, nipote del boss Cosimo Maiolo, 58 anni, già condannato nella maxi inchiesta “Crimine Infinito“ e poi a 13 anni anche nella recente indagine sui collegamenti tra clan e politica per le ultime elezioni comunali a Pioltello, in cui è stato condannato anche Giovanni Maiolo a 8 anni e 10 mesi di reclusione. In un’operazione portata avanti dalla Guardia di Finanza di Monza del marzo scorso Giovanni Maiolo è stato raggiunto dal provvedimento di custodia in carcere da indagato già detenuto, mentre i due presunti prestanome erano finiti agli arresti domiciliari.
Nel mirino dei finanzieri sono finite sette società che operavano nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie, attive per un breve periodo, prima di essere abbandonate in stato di insolvenza, gravate di debiti erariali che poi non venivano saldati.
E il denaro veniva monetizzato con prelievi giornalieri di contante presso gli sportelli bancomat dai due prestanome, per essere poi direttamente consegnato alle famiglia di ‘ndrangheta radicate a Pioltello.
I finanzieri avevano anche sequestrato oltre 2 milioni di euro. Secondo l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari monzese "il ruolo di Giovanni Maiolo quale amministratore di fatto delle società risulta da diverse fonti di prova".
Soprattutto dagli "accertamenti bancari", da cui emerge che i due brianzoli ora alla sbarra "erano prestanome per conto e su indicazione del Maiolo, pur non avendo reale ruolo operativo".
S.T.