
Carlo Colombo, amministratore delegato di Colmar
Monza, 21 luglio 2015 - Carlo Colombo, amministratore delegato della Colmar, ha dato le dimissioni da consigliere di Confindustria Monza e Brianza. Non ci sono comunicazioni ufficiali e il diretto interessato tiene la bocca rigorosamente cucita (tanto da non confermare nè smentire la notizia delle sue stesse dimissioni), ma la voce circola insistentemente in città da alcuni giorni e diverse autorevoli fonti la danno per certa. Una scelta personale che non interessa l’azienda che rimane ancora iscritta a Confindustria. Silenzio assoluto tanto che nemmeno dall’associazione industriali monzese confermano o smentiscono la notizia.
Carlo Colombo non parla ed è dunque difficile comprendere i motivi della scelta, ma è inevitabile pensare che sia legata alla discussa fusione per incorporazione fra Assolombarda e Confindustria Brianza (questione finita anche in tribunale). Carlo Colombo era infatti fra i 30 firmatari di una lettera intitolata «Le ragioni del NO alla scomparsa di Confindustria Brianza» inviata a inizio marzo alle testate giornalistiche. Una lettera sottoscritta da 4 vicepresidenti e da diversi componenti della giunta, dal presidente della Piccola industria, Gabriella Meroni (ora sospesa dalla carica su decisione dei probiviri di Confindustria nazionale, proprio per alcuni atti e prese di posizione sulla fusione) dal presidente del Gruppo giovani, Alessandro Maggioni e da rappresentanti di imprese come Sapio, Parà, Pagani (solo per fare alcuni esempi) oltre a tutto il Gruppo del legnoarredo (fiore all’occhiello del territorio) «all’unanimità».
Un'uscita comunque clamorosa quella di Carlo Colombo (alla quale nei prossimi giorni potrebbero far seguito altre illustri dimissioni) visto che la famiglia Colombo è alla guida di una storica azienda del territorio, la Colmar (marchio di abbigliamento sportivo noto in tutto il mondo) nata nel 1923, che ha visto i suoi componenti attivissimi nella lunga storia di Confindustria Brianza, la più antica associazione di industriali d’Italia con ben 113 anni.
Anche Carlo Colombo era fra i contrari alla fusione che farebbe nascere la più grande territoriale di Confindustria in Italia (Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, il nuovo nome), con 5.600 aziende associate che unirebbero il manifatturiero brianzolo al terziario di Milano e provincia.
Un processo di aggregazione (fortemente voluto dal presidente di Confindustria Brianza, Andrea Dell’Orto) che sembrava filare liscio (Assolombarda, a differenza della Brianza, ha approvato tutti i passaggi all’unanimità!) ma che negli ultimi mesi ha fatto crescere più di un mal di pancia fra diversi associati monzesi. Dopo la lettera del fronte del no, a inizio maggio in una seduta molto tesa (con tentativo, respinto, di sostituzione di due delegati da parte del Comitato della Piccola industria), la Giunta aveva approvato la bozza di fusione con 24 voti a favore 21 contrari e 2 astenuti. Un sì ribadito dall’assemblea generale privata di due settimane dopo: 2243 sì (89,58%), 234 no (9,35%) e 3 astensioni (0,12%) alla quale però molti sfavorevoli alla fusione non avevano partecipato invocando un quorum di almeno il 75% degli associati per una decisione così importante. Una vicenda a cui aveva fatto seguito, da parte di un associato contrario all’operazione, un ricorso d’urgenza al Tribunale di Monza che al momento ha «congelato» la fusione in attesa di studiare le carte. Una risposta è attesa a giorni, ma il processo, in ogni caso, proseguirà.