
Gioco d’azzardo: ecco come i ragazzi si rovinano online
"Durante la notte pensavo di giocare solo per tentare di recuperare il mio debito".
Lo racconta agli inquirenti Nicolò Fagioli, 22 anni, centrocampista della Juventus finito nel gorgo delle scommesse on line e della ludopatia. Come, lui altri calciatori si erano ritrovati in situazioni simili, accumulando debiti spaventosi (Fagioli anche 3 milioni di euro) nel gioco d’azzardo on line. Non è stupito Giovanni Galimberti, direttore del SerD dell’Asst Brianza, da 32 anni alle prese col mondo della dipendenza. "La dipendenza patologica dal gioco, la ludopatia, è molto diffusa e crea forti problemi a tutti i livelli, c’è un’offerta che soddisfa tantissime tipologie di utenza: dal pensionato che si brucia la pensione alle slot o al gratta e vinci fino ai giovani che fanno sommesse on line". Come per la droga, l’accessibilità e la varietà di offerte rappresentano una tentazione. "Lo capisci anche quando vedi da fuori questi luoghi luminosi, di cui la Brianza è disseminata: Vlt (videolottery) e sale slot in cui quando entri, ti ritrovi in un mondo a parte, che punta a farti perdere la cognizione del tempo e il senso della misura".
In Brianza si giocano on line 800 milioni di euro all’anno. Le conseguenze possono essere terribili, c’è chi commette reati per provare a rientrare dai debiti accumulati, chi si è messo a fare rapine, chi addirittura ha ucciso... Nel 2018, a Bovisio Masciago, un uomo, che si era rovinato la vita al gioco, aveva sparato all’ex moglie che lo aveva lasciato. Questa volta peròha sorpreso che siano rimasti coinvolti anche calciatori ricchi e famosi. "Non ho mai avuto a che fare con esempi di questo genere - premette Galimberti -, ma con persone legate al mondo dello sport sì. Un mio paziente era entrato nel vortice del gioco a tal punto che quello on line non gli bastava più, ormai non resisteva neppure a entrare nelle sale giochi incontrate per strada". I meccanismi sono noti: "Spesso il gioco da divertimento diventa una condanna per cercare di rientrare dai debiti. Si rivolgono al Noa quando non ce la fanno più a pagare". Comprendere come si possa cadere in questa patologia, da medico, non è un mistero per Galimberti.. "Il meccanismo è simile a quello della droga, la scarica di dopamina che si riceve quando si vince al gioco ricalca i meccanismi neurobiologici che riceve chi fa uso di stupefacenti". Il problema "è che poi subentrano complicazioni, vere e proprie distorsioni cognitive: anche quando vincono non gli basta, e quando perdono vogliono giocare ancora nell’illusione di recuperare. Subentrano percezioni distorte come quella della “quasi vincita”: per un pelo non ci sono riuscito ma se ci provo ancora riuscirò... Oppure la fissazione per riprodurre condizioni che si suppone propizino le vincite, come quei giocatori che si fissano su una determinata macchinetta nelle sala slot e vanno a presidiarla". La giovane età dei giocatori è preoccupante: "Come per tutte le dipendenze, esiste un disagio giovanile: come se ci fosse difficoltà a essere contenti, la dimensione del desiderio, dell’attesa… quasi azzerate in nome di un “tutto e subito”: una società tossica che crea insoddisfazione, dove tutto è scontato e la parte del sogno è frustrata. Il mondo adulto deve recuperare il ruolo educativo". Uscirne non è impossibile però, "isogna rivolgersi a strutture come la nostra, frequentare centri di aiuto: l’importante è rompere il muro della solitudine".
Da.Cr.