STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

Giussano, si era intascata 154mila euro prelevati dai conti della scuola: l’impiegata disonesta va a processo assieme a due familiari

I fatti contestati sono avvenuti all’interno dell’istituto “Don Rinaldo Beretta". Dopo essere stata licenziata e condannata dalla Corte dei Conti la 54enne dovrà difendersi dall’accusa di peculato

I prelievi illeciti tramite bonifici sono avvenuti per due anni dal 2021 al 2023 (immagine di repertorio)

I prelievi illeciti tramite bonifici sono avvenuti per due anni dal 2021 al 2023 (immagine di repertorio)

Giussano (Monza e Brianza), 21 febbraio 2025 – Dovrà presentarsi ad aprile all'udienza preliminare al Tribunale di Monza per rispondere di peculato insieme a due familiari F.D., 54 anni, l'ex assistente amministrativa in servizio all'istituto comprensivo "Don Rinaldo Beretta" di Giussano accusata di essersi intascata quasi 156mila euro in tre anni con una serie di bonifici dalle piattaforme in uso alla scuola mascherati da "mandati di pagamento" per servizi informatici mai realizzati o per l'acquisto "di beni" mai effettuati. Secondo la pubblica accusa la 54enne, che poi è stata licenziata dalla scuola (la cui dirigente è risultata completamente estranea ai fatti contestati), dal 2021 al 2023, nella sua qualità di "assistente amministrativo di ruolo facente funzioni di direttore dei servizi generali e amministrativi", e quindi da ritenersi "incaricata di pubblico servizio", si sarebbe appropriata delle somme di denaro predisponendo ed eseguendo "113 mandati di pagamento" in assenza di "giustificazioni o adeguate causali".

Una vera e propria “associazione”

I due familiari sono ritenuti responsabili perché le somme indebitamente sottratte sarebbero finite su conti correnti non solo intestati alla donna ma anche a loro "cointestati". I tre imputati sono tutti difesi dall'avvocata Elisa Grosso di Seregno, secondo cui l'accusa è da escludere nei confronti dei familiari della donna, ritenuti inconsapevoli. La 54enne è già stata condannata dalla Corte dei Conti della Lombardia. Come riportato dalla sentenza dei giudici lombardi, i bonifici emessi da F.D. dei cui importi era stata "vanamente chiesta la restituzione", avrebbero dovuto coprire "acquisti" che la donna avrebbe fatto per la scuola oppure "rimborsi indicati nei mandati di pagamento" per beni vari o servizi informatici. 

Tuttavia, le indagini non avrebbero trovato "alcuna documentazione giustificativa" per quelle cifre, nemmeno "nel registro fatture della scuola". Alla 54enne il Tribunale di Monza aveva già disposto un sequestro parziale all'apertura delle indagini e successivamente la Corte dei Conti ha imposto un ulteriore sequestro a suo carico.