REDAZIONE MONZA BRIANZA

Gli adolescenti si perdono in un bicchiere

Binge drinking: la pericolosa moda che compromette la salute dei minorenni, abbassa la percezione del rischio e porta alla dipendenza

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Ha un nome inglese, ma è un fenomeno sempre più diffuso anche in Italia e in modo particolare tra i minorenni. È il binge drinking ovvero l’assunzione di più di 5-6 drink in un tempo di solito ristretto a 2-3 ore e concentrato soprattutto nel fine settimana. Secondo i più recenti dati Istat, riferiti all’anno 2020, ad abusare di bevande alcoliche sono il 6,5% dei giovani tra i 16 e i 17 anni e l’1,4% degli 11-15enni, e quest’ultimo è un dato in crescita rispetto allo 0,8% dell’anno precedente, come in aumento appare la percentuale delle ragazze coinvolte: dal 2,3% nel 2019 al 3%.

Ci sono poi i numeri degli accessi registrati nei Pronto Soccorso a sottolineare che l’alcol è ormai un’emergenza anche giovanile:infatti, dei 29.362 ingressi nel 2020 per motivi ad esso attribuibili, 3.100 erano minori. E tutto questo nonostante in Italia ci sia una legge (n. 1892012) che vieta la vendita e la somministrazione di alcolici a chi ha meno di 18 anni. Dietro a queste percentuali ci sono ragazzi desiderosi di integrarsi nel gruppo dei pari, in preda alla paura di essere altrimenti “tagliati fuori” o presi in giro, quindi bevono perché lo fanno gli altri, oppure perché cercano un modo per distrarsi dalle preoccupazioni e sentirsi più sicuri nel rapporto interpersonale, come riferisce Scafato, presidente della Società Italiana di Alcologia. Ma probabilmente non sanno che così facendo mettono seriamente a rischio la loro salute sia fisica che mentale. L’abuso di alcol può infatti provocare un’intossicazione acuta che, in alcuni casi, porta a insufficienza respiratoria, coma etilico e morte.

E i giovanissimi sono più esposti a tali conseguenze perché fino ai 16 anni manca l’alcol deidrogenasi, cioè l’enzima necessario per metabolizzare l’etanolo, mentre fino ai 21 anni esso non è completamente efficiente, quindi l’alcol resta in circolo più a lungo con il rischio che vada anche nel cervello, dove attacca e danneggia le cellule nervose dell’ippocampo,ossia dell’area importante per la memoria e l’orientamento spaziale.

E se le conseguenze sui giovani cervelli non si vedono immediatamente, si manifesteranno con importanti deficit cognitivi in età adulta, come hanno dimostrato già più di vent’anni fa i ricercatori californiani dello Scripps Research Institute osservando la degenerazione dei neuroni in giovani macachi, a cui per 11 mesi e per un’ora al giorno avevano dato una bevanda alcolica. Non va poi sottovalutato che la perdita di lucidità e di controllo connesse al consumo di alcol, spesso, scatena episodi di violenza e risse fra bande di giovani e giovanissimi, è causa di incidenti stradali e comporta un alto rischio di sviluppare, da adulti, dipendenza da sostanze sia alcoliche che stupefacenti. Serve dunque supportare i giovani ad accrescere la loro consapevolezza nelle scelte e nei comportamenti che influiscono sulla loro salute.