STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

Gli spacciatori senza scrupoli. Estorsione al disabile, tre condanne

Il gruppo di tunisini aveva occupato la casa della vittima. Patteggia 2 anni e 9 mesi la “ragazza unicorno”

Il gruppo di tunisini aveva occupato la casa della vittima. Patteggia 2 anni e 9 mesi la “ragazza unicorno”

Il gruppo di tunisini aveva occupato la casa della vittima. Patteggia 2 anni e 9 mesi la “ragazza unicorno”

Avevano sottoposto a estorsione un disabile, con problemi di tossicodipendenza, a cui avevano occupato la casa e sottratto la pensione, lesinandogli persino il cibo. Per questa vicenda, che lo scorso luglio aveva portato all’arresto degli aguzzini, la giudice per le udienze preliminari del tribunale di Monza, Elena Sechi, ha condannato a 3 anni di reclusione ciascuno con il rito abbreviato tre giovani tunisini, mentre ha patteggiato la pena di 2 anni, 9 mesi e 10 giorni la ‘ragazza unicorno’, così soprannominata da quando è salita alla ribalta della cronaca perché sorpresa in passato a spacciare davanti alla stazione di Monza indossando una tuta pelosa e multicolore con la coda e l’inconfondibile appendice sul cappuccio.

I ragazzi, tutti con precedenti penali relativi alla droga o ai reati contro la persona, ora sono tornati in libertà: lei ha il braccialetto elettronico, gli altri l’obbligo di firma. Tranne uno che non si sarebbe recato regolarmente in caserma e si è visto peggiorare la misura con i domiciliari. Al processo l’avvocata che difende i tunisini, Monica Gnesi, aveva chiesto alla giudice di sentire l’amministratore di sostegno della presunta vittima, presente in tribunale a tutte le udienze ma non costituito parte civile, mentre la difesa della ragazza imputata aveva chiesto di di sentire proprio la parte offesa. Ma le testimonianze non erano state ammesse.

Le manette da parte dei poliziotti della Questura di Monza e Brianza erano scattate intorno alla mezzanotte del 10 luglio scorso. Gli agenti avevano ricevuto una chiamata da un cittadino monzese che richiedeva aiuto per la presenza, all’interno della sua abitazione, di alcuni cittadini extracomunitari. Dal racconto fatto era emerso che le persone indicate si erano stabilite nel suo appartamento, nel quale avevano occultato sostanza stupefacente utilizzata sia per il consumo sia per la vendita. Non essendo in grado di risolvere la situazione con le sue forze, il disabile aveva pensato di chiedere l’aiuto della polizia.

Con tutte le cautele necessarie per tutelare la vittima, gli agenti avevano concordato con lui una modalità per poter entrare nell’appartamento. Avevano, quindi, fatto irruzione bloccando i quattro giovani presenti. Alla vista dei poliziotti, uno di loro si era scagliato contro uno degli agenti cercando di guadagnare la fuga, mentre un altro, approfittando della situazione, aveva svuotato diversi involucri contenenti sostanza stupefacente spargendoli per l’intera abitazione. Riportata la situazione sotto totale controllo, la successiva perquisizione domiciliare aveva consentito di trovare materiale con caratteristiche inequivocabili in relazione all’ipotesi che l’appartamento fosse utilizzato come centrale di spaccio.

La vittima aveva poi raccontato che il gruppo, approfittando della sua tossicodipendenza, gli aveva prima venduto la sostanza stupefacente per arrivare – in virtù di presunti debiti non pagati per la cessione – a impadronirsi della sua vita.