Riparte l’attività di Olivettando, il ristorante didattico dell’istituto alberghiero Olivetti guidato dalla professoressa Renata Cumino, avviato per la prima volta nel 2017 e diventato negli anni un appuntamento fisso per i monzesi. Nato per 25 coperti e riaperto ieri, sold out per tutta la stagione, ha punte di 35 ospiti.
Gli appuntamenti sono al martedì e al giovedì a mezzogiorno, con i ragazzi del diurno e al mercoledì sera, a cura degli studenti dei corsi serali. Si prenotano anche associazioni e club di servizio per le loro cene che vengono servite nella palestra, trasformata per la serata, in un ristorante a cinque stelle, tra tovaglie bianche e vasellame di pregio. A rotazione lavorano al ristorante una ventina di ragazzi di sala e altrettanti di cucina, delle classi terze, quarte e quinte che aspettano gli ospiti con la loro impeccabile divisa e con un cipiglio professionale che li vede già proiettati nei grandi ristoranti. "Per i ragazzi di terza si tratta del battesimo al ristorante – racconta la professoressa Katiuscia Diaco – sono tutti molto emozionati e pronti. Eventuali errori? Fanno parte del percorso di crescita". La divisione dei compiti è scandita con i ruoli dei professionisti: maitre, chef de rang e commis, il cameriere semplice, ma che ha un ruolo strategico nella soddisfazione del cliente. Lo stesso per la cucina: chef, sous chef e sottopartita. Ieri il pranzo di avvio con 32 invitati tra cui forze dell’ordine e alti funzionari. Impegnati i ragazzi delle classi di Sala di 4G, con la professoressa Katiuscia Diaco, la 4A guidata dalla professoressa Antonella Butticé; i cuochi di 4C, sotto lo sguardo vigile del professor Bruno Franze a la classe 3F, indirizzo Accoglienza, con la professoressa Tina Quaranta. Per l’occasione, un menu a chilometro zero, a base di risotto alla monzese, medaglioni di pollo con scorza di cavolo nero e torta paesana. Tutte le pietanze sono preparate fresche al mattino. I ragazzi cominciano alle 10 a cucinare per il mezzogiorno. Ha preso piede intanto l’attività del Birrificio Olivetti, avviato tre anni fa da un’idea delle professoresse Katiuscia Diaco e Martina Vercellin, con l’aiuto del matro birraio del Carrobiolo Pietro Fontana che anche quest’anno ha avviato la prima lezione teorica e poi i ragazzi, con i loro insegnanti passeranno alla pratica: fermentazione, imbottigliamento, seconda fermentazione, un mese di riposo e poi la birra è pronta per l’assaggio. "Ogni anno riusciamo a produrre circa 60 litri di birra, su due apparecchi fermentatori".