MARINO
Cronaca

Guerra, auguri e quel miracolo avvenuto nel ’45

Mosconi* Un anno di Speranza 2025, anno santo: la speranza non delude. Monza se ne intende di anni santi, sulla scia...

Mosconi* Un anno di Speranza 2025, anno santo: la speranza non delude. Monza se ne intende di anni santi, sulla scia...

Mosconi* Un anno di Speranza 2025, anno santo: la speranza non delude. Monza se ne intende di anni santi, sulla scia...

Mosconi*

Un anno di Speranza

2025, anno santo: la speranza non delude. Monza se ne intende di anni santi, sulla scia del primo giubileo della storia (correva l’anno 1300) ha deciso l’edificazione dell’attuale Duomo. Monza se ne intende anche di speranza o quanto meno di bisogno di speranza. Alcune sono speranze molto prosaiche, come l’attesa di qualche risultato sportivo più soddisfacente, altre sono molto più drammatiche come quella di tanti che nella nostra Città, pur piena di benessere, sperano in una condizione di vita meno indegna; alcune sono molte immediate, come quelle delle nostre famiglie con i loro desideri e i loro timori (la scuola, la malattia, magari anche la giusta preoccupazione per la propria azienda), altre sono molto ampie come quella di chi si è rifugiato qui sperando di potere un giorno tornare nel suo paese, devastato dalla Guerra. Ottant’anni or sono, nel 1945, le campane del Duomo suonarono per annunciare gli imminenti bombardamenti che avrebbero devastato la Città, ma nel contempo qualcuno osò sperare, con un voto alla Regina della Pace, che si poteva anche invocare con fede di essere preservati da quella prova. L’insperata richiesta venne sorprendentemente esaudita; difficile oggi ricostruirne le ragioni, ma è bello riassaporare il valore di quella impetrazione coraggiosa. Il Capo dello Stato ci ha ricordato, nel suo discorso di fine anno, che una vera speranza deve essere fattiva, ed è vero, ma forse questo non basta, bisogna anche avere uno sguardo che sappia guardare lontano, sporgendosi oltre le valutazioni del momento, così istruite (in questo abbiamo appreso molto), ma anche così timide e talvolta troppo autoreferenziali. Si dice che questo significa avere un sogno, ma chissà che questa prospettiva non riguardi invece la realtà, o quanto meno l’unica realtà veramente degna del nostro essere figli e figlie del buon Dio. Buon anno, di pace e di speranza.

*Arciprete di Monza