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Stella Boggio ha accoltellato il fidanzato e poi ha chiamato i carabinieri sostenendo di essersi difesa
L’appuntamento è per il 24 febbraio. È la data in cui si terrà al Tribunale del Riesame di Milano l’udienza di discussione del ricorso presentato dalla Procura di Monza per fare tornare in carcere Stella Boggio, la 33enne di Bovisio Masciago che ha ucciso il 38enne di Arese Marco Magagna dopo l’ennesima lite avvenuta la notte dell’Epifania nella mansarda dove vivevano.
Per il pm monzese Alessio Rinaldi e il procuratore Claudio Gittardi non c’è stato eccesso colposo in legittima difesa, ma una grande sproporzione tra il pericolo che la donna correva nel momento in cui il compagno l’ha buttata a terra e il mezzo da lei utilizzato per reagire, ovvero rialzarsi per prendere un coltello dalla cucina e ferirlo con un unico colpo al centro del petto che gli è risultato fatale. Per la Procura esiste il "dolo eventuale" nel reato di omicidio volontario aggravato e devono essere annullati gli arresti domiciliari ottenuti a casa dei genitori per la 33enne.
La donna, ritenuta "pericolosa" dal gip del Tribunale di Monza Marco Formentini ma comunque meritevole del riconoscimento della legittima difesa, all’interrogatorio ha ammesso di avere già ferito con una coltellata ad una mano il 27 dicembre precedente il compagno, che era andato in ospedale accompagnato da alcuni amici ma non l’aveva denunciata e ha raccontato che la sera dell’omicidio avevano un’amica a cena e avevano tutti esagerato con gli alcolici. Quando lei ha riaccompagnato a casa l’invitata, le sarebbe arrivato un messaggio di pesanti insulti dal 38enne che le dava della "poco di buono".
A quel punto, secondo il pm monzese Alessio Rinaldi e il procuratore Claudio Gittardi, Stella avrebbe potuto non tornare a casa, oppure chiedere aiuto e farsi accompagnare da qualcuno. Invece si è ripresentata pur sapendo che ci sarebbe stata ancora una lite violenta, come già accaduto in passato quando Marco beveva troppo, magari un altro comportamento aggressivo. E, quando sarebbe stata scaraventata a terra, senza che sul suo corpo fossero rimaste evidenti lesioni, avrebbe potuto fuggire dal 38enne, che non era armato. Come aveva già fatto una volta che i familiari l’avevano recuperata di notte per strada senza scarpe. Invece ha usato il coltello, come da lei stessa dichiarato, come "un pugnale" contro il 38enne. La difesa dell’indagata chiederà invece di confermare i domiciliari.