STEFANIA TOTARO
Cronaca

“Ho perso il braccio per una flebo": l’accusa di un pensionato di Seveso

Un uomo di 69 anni di Seveso denuncia lesioni colpose gravissime dopo un intervento alla prostata a Monza: gli è stato amputato l'avambraccio destro per un presunto errore medico

"Ho perso il braccio per una flebo"

Un 69ennedi Seveso denuncia lesioni colpose gravissime dopo un intervento alla prostata a Monza

Seveso (Monza e Brianza) – Doveva operarsi per un tumore alla prostata, a causa dell’anestesia gli hanno amputato l’avambraccio destro. È quanto riferito in un esposto alla Procura di Monza da un 69enne di Seveso, che ha denunciato per lesioni colpose gravissime l’anestesista ed eventuali altri medici di una clinica di Paderno Dugnano.

Il fatto contestato e ripercorso dal difensore del 69enne, l’avvocata Roberta Minotti, risale allo scorso 8 luglio, quando il paziente sarebbe stato ricoverato per l’intervento chirurgico programmato di rimozione della neoplasia. Durante la fase di preparazione all’operazione da parte dell’anestesista, sarebbe stato eseguito un accesso venoso all’arto superiore sinistro, un accesso alla vena giugulare destra e infine un accesso all’arteria radiale destra con agocannula.

Non appena effettuata questa ultima operazione, il 69enne avrebbe avvertito un dolore lancinante al braccio, tanto da perdere i sensi. I medici avrebbero sospeso l’intervento e trasferito il paziente nel reparto di terapia intensiva, sottoponendolo a due interventi chirurgici al braccio a causa di una presunta lesione dell’arteria che gli avrebbe causato un’ischemia.

Con il risultato di una prima necrosi di tre dita della mano, amputate. Il 69enne era stato poi trasferito all’ospedale San Gerardo di Monza dove i medici, constatata la irrimediabilità della situazione clinica del braccio a causa di un processo ischemico irreversibile, il 5 agosto avrebbero proceduto con l’amputazione dell’avambraccio.

Una situazione causata da un ritenuto "errore medico" quantomeno dell’anestesista, si sostiene nell’esposto, che ha causato al 69enne, persona sempre dinamica e autonoma, l’impossibilità di fare fronte alle proprie esigenze quotidiane in autonomia: necessita di assistenza continua per vestirsi e per lavarsi e, non potendo guidare, deve essere accompagnato ovunque, oltre a non potersi più dedicare ai suoi hobby come piccoli interventi di metalmeccanica, falegnameria e bricolage e nemmeno aiutare la nipote con i figli piccoli, che andava a prendere alla scuola materna.

Apprendiamo tramite il legale del San Carlo di Paderno che “la Clinica si è attivata prioritariamente, e sta proseguendo, per assistere il paziente nei suoi percorsi clinici e terapeutici. Sono state avviate, e sono tuttora in corso, le procedure previste per i casi di specie, sia per l’accertamento di ogni eventuale responsabilità sia per i conseguenti aspetti risarcitori, a cui la Clinica contribuisce con la massima collaborazione e trasparenza”.