REDAZIONE MONZA BRIANZA

I bimbi ucraini “adottati“ dall’ospedale

Sono circa un migliaio i cittadini di origine ucraina a Monza. A loro si sono aggiunti alcuni dei profughi che...

Sono circa un migliaio i cittadini di origine ucraina a Monza. A loro si sono aggiunti alcuni dei profughi che...

Sono circa un migliaio i cittadini di origine ucraina a Monza. A loro si sono aggiunti alcuni dei profughi che...

Sono circa un migliaio i cittadini di origine ucraina a Monza. A loro si sono aggiunti alcuni dei profughi che due anni e mezzo fa sono arrivati in Italia per sfuggire alla guerra. Racconta di loro l’avvocato Agostino D’Antuoni che ha avuto parte attiva nell’organizzare le spedizioni di soccorso per 207 persone arrivate a Monza e ospitate da famiglie volontarie ed enti caritativi. "Tanti sono rientrati in Ucraina - racconta D’Antuoni –, altri sono andati in Germania, Polonia e Romania". Tra i profughi, ormai sono rimaste solo una ventina di famiglie con bambini in cura al Centro Maria Letizia Verga. "I veri profughi – spiega D’Antuoni – sono coloro che provengono dai territori occupati, rasi al suolo e che perciò non hanno più una casa. Tanti i papà e i ragazzi appena diciottenni, disposti ad adattarsi ai lavori più semplici, nonostante una laurea in tasca".

A livello sociale si sono integrati, imparando subito l’italiano. I ragazzi vanno a scuola, l’istituto Olivetti ne ha accolti alcuni come studenti. Ma c’è l’uncubo dei permessi di soggiorno. "L’Unione europea ha acconsentito al rinnovo, ma solo dal 30 dicembre – osserva D’Antuoni –. Nel frattempo scadono documenti di identità, permessi di lavoro e tessere sanitarie. Quindi occorre ripartire da capo con le pratiche. Molti cercano conversione da profughi a lavoratori di lungo periodo, ma le pratiche richiedono fino a un anno. "Ad agosto – racconta – mi ha chiamato la Croce Rossa per un ragazzo ucraino senza fissa dimora che dormiva su una panchina del Parco. Nel giro di 15 giorni sono riuscito a trovargli un alloggio e anche un lavoro in un centro ippico. Non bisogna perdere la voglia di aiutare. Non poteva tornare, non avendo più casa. Sarebbe stato immediatamente arruolato".

C.B.