
Nel primo trimestre è crollato l’utile del colosso dei semiconduttori. La preoccupazione della Fiom: il piano industriale deve essere fermato.
"I conti crollano, il piano industriale va fermato. Agrate non può pagare il prezzo della crisi". Il giorno dopo la trimestrale, i risultati finanziari di St nel primo scorcio 2025, arriva la preoccupazione della Fiom. "I dati, margine operativo lordo ridotto allo 0,1%, utili a -89%, confermano la fase difficile vissuta dall’azienda, ma non possono giustificare una strategia basata su tagli e delocalizzazioni". Le previsioni illustrate il 10 aprile al ministero delle Imprese "hanno un impatto diretto su oltre 1.400 lavoratori del sito brianzolo – ricorda Pietro Occhiuto, segretario provinciale – con circa 800 esuberi potenziali e il trasferimento di diverse linee produttive in Asia. Uno scenario inaccettabile". Nell’incontro in Regione della settimana scorsa la multinazionale dei semiconduttori "ha aperto alla possibilità di rivedere il piano industriale – ancora il segretario -. Ora servono fatti concreti: Fiom chiede al board l’impegno formale a rivederlo, questa volta salvaguardando occupazione, competenze e investimenti locali. Continuiamo a monitorare la situazione e siamo pronti a ricorrere a tutti gli strumenti di mobilitazione necessari, coinvolgendo anche le istituzioni nazionali". Su Agrate si gioca "una partita vitale", "il polo brianzolo deve essere un unicum nel panorama del gruppo e non un doppione di qualcosa che c’è già in Francia". Un punto sul quale è stato chiaro anche il Pirellone. Anche l’assessore allo Sviluppo Guido Guidesi ha sollecitato i manager "sull’unicità di Agrate".
Sulle uscite l’azienda ha sottolineato che "nessuna soluzione sarà portata avanti unilateralmente, ma sarà tutto condiviso con il sindacato" e ha aggiunto di voler proseguire "con la ristrutturazione della base manifatturiera". Quella che, oggi, prevede un migliaio di addetti in eccesso in via Olivetti e la trasformazione dello stabilimento in produzione a 300 millimetri, tecnologia più avanzata che comporta la sforbiciata al personale e graduale dismissione del 200. Un’ipotesi che non è andata giù alla Regione "nettamente contraria al piano". Tanto da averne chiesto una revisione profonda con due obiettivi: "Salvare lavoro e prospettive del sito". Fiom va oltre e lo ribadisce: "In un settore come quello dei chip bisogna assumere, non licenziare".