REDAZIONE MONZA BRIANZA

Il Carnevale “divide” la Brianza: Monza e Villasanta seguono il rito romano. Ecco perché

La rivalità tra Monza e Milano risale al culto della Corona ferrea nel '600. Monza rimase fedele al rito romano, mentre Milano adottò le disposizioni di Sant'Ambrogio

I due riti che dividono la Brianza

Monza – Monza e Villasanta con rito romano, il resto della provincia con rito ambrosiano. Il Carnevale “divide” la Brianza. "Il forte distacco tra Monza e Milano parte con il culto della Corona ferrea nel ‘600, quando Gasparo Zucchi (padre di Bartolomeo Zucchi) fu inviato a Roma per chiarire la questione della Corona ferrea come reliquia vera (contenente un chiodo della Croce di Cristo) o fasulla che i monzesi rivendicavano di portare in processione – ricostruisce Valeriana Maspero, docente di lettere e divulgatrice storica –. La querelle termina nel ‘700 quando papa Clemente lX ufficializza il culto della Corona ferrea per pia tradizione. Per tutto il secolo i monzesi furono in contrasto con il Cardinale Federigo Borromeo che voleva imporre anche a Monza il rito ambrosiano. Ma gli arcipreti di Monza hanno sempre obiettato che la basilica era romana e perciò subordinata alla Chiesa di Roma, sin dai tempi della fondazione della basilica nel 585 d.C., ad opera di Teodolinda e Papa Gregorio Magno. Federigo Borromeo cercò di far cambiare idea ai monzesi che, per tutta risposta, inviarono una delegazione dal Pontefiche Gregorio Vlll che concesse la revoca del provvedimento arcivescovile e il mantenimento del rito romano".

Nei racconti popolari, la storia si intreccia alla leggenda. Si narra che Milano attendesse la visita di Sant’Ambrogio durante le feste di carnevale. Il vescovo, trattenuto a Roma dal Papa, arrivò solo la domenica e la comunità prolungò quindi i giorni di festa oltre il Mercoledì delle Ceneri. Ma non tutte le città furono disposte ad accettare la variazione di rito e la quaresima posticipata. Monza rimase nel rito romano, mentre la zona intorno accettò le disposizioni di Sant’Ambrogio. Questi, secondo la leggenda, si recò a Monza per persuadere la popolazione, ma senza alcun risultato. Il Santo lasciò la città e sulla strada per Milano, fermo nella zona ora detta Molinetto, scese dalla mula, scosse la polvere dai calzari pronunciando, sempre secondo la narrazione popolare, la famosa frase polemica: “Müscia Münsceta, piscinina e maledetta. Prestin sensa meta, ne tan dò ne tan tò, ta sarè sempre guernada da fiò“. Ovvero Monza, piccola Monza, piccolina e maledetta, sei una panetteria non in grado di produrre il pane, perché non hai la pala (meta) per infornare, non ti dò né ti tolgo nulla, sarai sempre governata da ragazzi.