La Villa Reale come la fabbrica del Duomo. Nei secoli sono stati tanti i lavori di manutenzione e nuove sistemazioni. Nel 1796, con l’ingresso di Napoleone a Milano, gli austriaci abbandonarono la Villa di Monza, che venne utilizzata come distaccamento delle truppe francesi: in questo periodo, subì la sua prima importante trasformazione, sia degli ambienti sia rispetto alle strutture architettoniche. Altri lavori di mantenimento si documentano dal 1809. Nel 1854, quando la Villa era già tornata di proprietà austriaca, vennero rifatti i pavimenti in marmo e a parquet, decorazioni affrescate a stucco, finte boiserie, tappezzerie, porte, vetrate, specchiere e ferri battuti, ricercando la continuità stilistica voluta in origine dal Piermarini. Nel 1859 la Villa passa ai Savoia che modificano gli ambienti interni, soprattutto nel secondo piano nobile. Re Umberto I ricevette la Villa in dono dal padre per le sue nozze con Margherita. La regina volle rimodernare il palazzo, aggiungendo le novità tecnologiche dell’epoca: acqua corrente, bagni e toilette, riscaldamento, ascensore.
Molte pavimentazioni in marmo e cotto furono sostituite da parquet in legni pregiati: noce nazionale, ciliegio, quercia, il rovere, il mogano, il palissandro, l’acero, con decorazioni geometriche oppure floreali. Ma è da marzo 2012 fino alla fine del 2013 che la Reggia assume l’aspetto che conosciamo. Quasi cento tra operai e restauratori sono stati impegnati nella rinascita del corpo centrale di oltre 10mila metri quadrati, con 40 stanze, 2mila metri quadrati di parquet, 3mila di coperture, 800 di superfici lapidee e 1.200 metri di impianti.
C.B.