Scoperti i geni che influenzano lo sviluppo della leucemia linfoblastica acuta nei bimbi con sindrome di Down: la Fondazione Tettamanti in prima linea per aprire aprire la strada a terapie più precise e mirate, aumentando le possibilità di successo delle cure. è cruciale al fine di offrire migliori possibilità di sopravvivenza. I ricercatori monzesi, insieme ai colleghi dell’Università di Padova e di numerosi centri internazionali, hanno esaminato la presenza e il significato di specifiche caratteristiche genetiche della leucemia linfoblastica acuta (una forma di tumore che colpisce i globuli bianchi) nei bambini speciali. Una parte dello studio è stata condotta su un campione di 70 pazienti curati in Italia, con sindrome di Down e leucemia linfoblastica acuta tra il 2000 e il 2014. I ricercatori hanno rilevato che 46 di loro presentavano un profilo genetico noto come “Philadelphia-like”, caratterizzato principalmente da alterazioni di due specifici geni. Un’altra parte dello studio ha coinvolto un gruppo più ampio, di 134 pazienti, curati in Italia e in Germania, e il 18% di questi pazienti presentava un’altra caratteristica genetica. Entrambe sono associate a una prognosi peggiore, ma alcuni farmaci sono stati valutati per la loro l’efficacia su cellule ottenute dai pazienti.
"Questi risultati sottolineano l’importanza di sviluppare strategie terapeutiche mirate per i pazienti con leucemia linfoblastica acuta – la missione di Giovanni Cazzaniga, responsabile dell’unità di ricerca di “Genetica della leucemia“ della Fondazione Tettamanti e professore associato di genetica medica all’università Bicocca –, in particolare per quelli che non presentano altre caratteristiche ad alto rischio. Inoltre, rappresentano un passo fondamentale verso la comprensione e il trattamento più efficace della leucemia linfoblastica acuta nei bambini con sindrome di Down, con l’obiettivo primario di evitare l’elevata tossicità dei farmaci chemioterapici a oggi utilizzati". Lo studio è stato condotto a Monza da Chiara Palmi ed è frutto principalmente della collaborazione tra i ricercatori della Fondazione Tettamanti e i colleghi del laboratorio di oncoematologia pediatrica dell’Azienda ospedale-università e dell’Istituto di ricerca pediatrica ’Città della Speranza’ di Padova, con il sostegno del ministero della Salute, di Airc e Fondazione Cariparo.
M.Galv.