ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

I paradossi delle leggi: "Spesso i problemi arrivano con il lavoro"

La principale realtà del Terzo settore che oggi si occupa di accoglienza in Brianza, è il Consorzio comunità Brianza. Una...

La principale realtà del Terzo settore che oggi si occupa di accoglienza in Brianza, è il Consorzio comunità Brianza. Una...

La principale realtà del Terzo settore che oggi si occupa di accoglienza in Brianza, è il Consorzio comunità Brianza. Una...

La principale realtà del Terzo settore che oggi si occupa di accoglienza in Brianza, è il Consorzio comunità Brianza. Una rete di cooperative attiva ormai da oltre 20 anni sul territorio, che oltre al sostegno ai migranti offre servizi di supporto a persone in condizioni di fragilità. Per i richiedenti protezione internazionale, Consorzio comunità Brianza si occupa di gestire, attraverso le cooperative che ne fanno parte, gli hub di prima accoglienza nelle strutture collettive di Limbiate e Camparada; strutture comunitarie di seconda accoglienza a Monza, Lissone e Concorezzo, e appartamenti distribuiti in quasi tutti i comuni della provincia di Monza e Brianza (per un totale di circa 700 posti).

I servizi offerti variano a seconda del tipo di ospitalità, ma in tutti si riesce a garantire insegnamento della lingua italiana, supporto al percorso di autonomia, conoscenza del territorio, inclusione sociale e professionale, e supporto legale. Con il valore aggiunto di poter avere a che fare con mediatori culturali che riescono ad intercettare le esigenze e a capire le identità di ogni singola persona. "Noi come cooperativa Pop (facente parte del Consorzio) gestiamo a Monza 7 persone – spiega Tommaso Castoldi, operatore legale della cooperativa Pop –, afferenti al Sai. In città ritengo che si garantisca un livello di accoglienza buono, non vedo situazioni eclatanti di disagio. Non ci sono problemi endemici monzesi, ma semmai dell’accoglienza in generale in Italia".

"I problemi attengono ad alcuni campi normativi – precisa l’educatore –, per cui per esempio è aperta la questione dei Paesi sicuri. Nel momento in cui una nazionalità esce dal circuito del diritto di accoglienza, chi ne fa parte si trova a non poter essere più accolto. Altre situazioni paradossali capitano quando una persona durante l’accoglienza trova lavoro e viene pertanto ritenuta non più vulnerabile economicamente, perdendo il diritto all’accoglienza. Peccato che spesso queste persone non hanno una casa, e nemmeno possono affittarla perché magari il loro permesso di soggiorno è di soli sei mesi, rischiando di trovarsi in mezzo alla strada". "Spesso è il post accoglienza il problema – puntualizza –, a cui è legato ad esempio anche il lavoro nero. Molti immigrati sono nella condizione di dover trovare lavoro subito, perché indebitati nei loro Paesi di origine". Sotto questo profilo ha complicato la situazione il decreto sicurezza del 2018, che eliminando la possibilità per i richiedenti asilo di essere inseriti nella rete Sai e, di conseguenza, di accedere ai servizi di integrazione e inserimento lavorativo previsti in tali strutture, ha gonfiato di molto i Cas, che da accoglienza straordinaria sono passati, di fatto, a quella ordinaria.

A.S.