DARIO CRIPPA
Cronaca

I ragazzi entrano in carcere: "Dietro i reati ho scoperto che ci sono esseri umani"

Parla Camilla, 16 anni: "Da grande spero diventare una scenografa e prendere in mano la vita. Mi ha colpito incontrare detenuti poco più grandi di noi e sentire le loro vicende".

Parla Camilla, 16 anni: "Da grande spero diventare una scenografa e prendere in mano la vita. Mi ha colpito incontrare detenuti poco più grandi di noi e sentire le loro vicende".

Parla Camilla, 16 anni: "Da grande spero diventare una scenografa e prendere in mano la vita. Mi ha colpito incontrare detenuti poco più grandi di noi e sentire le loro vicende".

Camilla è una ragazza di 16 anni, studia al Liceo Artistico Nanni Valentini di Monza e da grande vuole fare la scenografa. Intanto, però, vuole conoscere il mondo in cui si trova. È così che l’altro giorno c’era anche lei fra gli 80 studenti che hanno varcato per la prima volta in vita loro i cancelli della casa circondariale di Monza. E hanno assorbito come spugne la realtà di un mondo che per molti di loro fino a quel momento non esisteva o se esisteva – distorto – era soltanto attraverso quanto raccontato da film e serie Tv.

Dall’ingresso all’immatricolazione dei nuovi detenuti fino all’arrivo nella sezione cui vengono assegnati e alle celle, l’approccio alla casa circondariale di via Sanquirico è tutto una scoperta. Camilla lo racconta passo dopo passo. "Ci siamo ritrovati alla fine in una stanza molto lunga ma stracolma dopo il nostro arrivo".

Perché eravate lì? "Siamo andati per partecipare al programma che ci era stato offerto, dal titolo “Diritto e una seconda possibilità”. Siamo andati per conoscere da vicino nella sua concreta applicazione l’articolo 27 della Costituzione. Un articolo fondamentale “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. "La Costituzione è la cosa più bella che sia mai stata inventata, siano andati a toccare con mano cosa viene percepito… e… mi ha colpito tantissimo".

Cosa in particolare? "Davanti a me c’erano delle persone, non i reati che avevano commesso. E devo ammettere che non me lo aspettavo. Pensavo che il carcere fosse un ambiente freddo e invece no, la sezione dei semiliberi a cui siamo stati ammessi ci ha mostrato una cosa fondamentale: il carcere ha due facce. Ci sono da un lato le cose positive, le iniziative di reinserimento studiate per i detenuti e dell’altro c’è l’isolamento, la privazione della libertà. Ecco, trovare un equilibrio è una delle cose più difficili".

Un mondo nuovo. "Di cui la società spesso ha paura a parlare, perché il carcere è quasi un tabù, c‘è quasi un processo di normalizzazione che deriva dall’immagine che ci arriva appunto da film e serie Tv. Abbiamo parlato tanto di questo equilibrio che ci dovrebbe essere ma non è facile da raggiungere".

Chi avete incontrato? "C’erano tre detenuti in particolare che parlavano con noi, tra loro anche un ragazzo di appena 20 anni: mi ha impressionato il fatto che avesse quasi la nostra stessa età. A parte quelle tre persone le celle erano aperte ed erano tanti i detenuti che uscivano ad ascoltare. Ci hanno raccontato le loro storie, da cui si capiva spesso quali fossero i reati e i problemi che li avevano portati fino a lì, la tossicodipendenza, i furti, le rapine, lo spaccio. È stato un momento importante, ci hanno parlato della loro famiglia che li attende oltre le sbarre e dei legami affettivi".

Voi chiedevate... e loro? "C’era uno scambio reciproco, anche se da parte loro più che domande arrivavano spunti di riflessione. Mi ha colpito ad esempio un detenuto che ha spiegato come stare in carcere gli avesse dato soprattutto tanto tempo, tempo per pensare a se stesso e alla propria storia".

Perché avete scelto di venire proprio qui? "Questa opportunità ci era stata presentata a ottobre, e consentiva di ricevere crediti per i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCT, ex alternanza scuola-lavoro, ndr), ma la verità, almeno per la sottoscritta, è che non sono andata solo per questo. I miei punti già li avevo maturati, non ne avevo bisogno, ma ho voluto andare perché tengo tanto alla nostra storia e ad approfondire quello che ci ha dato la Costituzione: si trattava di un’occasione per parlare di temi di attualità che a scuola spesso non si ha il tempo di affrontare.

Un modo di stare davvero nel presente. Fra non molto sarò maggiorenne, potrò andare a votare e prendere in mano la mia vita. Toccherà anche a me e mi sto rendendo conto dell’importanza di diritti che non tutti hanno e di cui a volte non ci si rende conto.È stato bello conoscere una realtà lontana dal cuore e della nostra quotidianità".