REDAZIONE MONZA BRIANZA

"I ragazzi sono sempre più fragili. Punire non basta, chiedono aiuto"

"Penso che alla base di tutto ci sia sempre una grandissima fragilità dei ragazzi, gli adulti continuano un po’ a...

Roberto Sabatino lavora come educatore in scuole e centri di aggregazione

Roberto Sabatino lavora come educatore in scuole e centri di aggregazione

"Penso che alla base di tutto ci sia sempre una grandissima fragilità dei ragazzi, gli adulti continuano un po’ a mettersi come una mano davanti agli occhi per non vederla". Roberto Sabatino conosce bene quello di cui parla. Da quasi una ventina d’anni lavora come educatore nelle scuole e nei centri di aggregazione giovanile della Brianza. Da quest’anno, si occupa molto di ragazzi delle scuole superiori. Proprio come quello protagonista di quanto accaduto al liceo di Seregno. "Una vicenda che come modalità, anche se per fortuna con esiti non altrettanto drammatici, ricorda parzialmente quanto accaduto a Varese un anno fa (una prof era stata accoltellata da un suo studente di 17 anni, ndr)….".

Ragazzi fragili?

"Questo non giustifica assolutamente il fatto e la gravità con cui il ragazzo ha aggredito la prof però è un chiaro segnale, è un chiaro campanello... una chiara situazione che evidenzia che non li stiamo ascoltando troppo... Perché la scuola è così tanto concentrata sulla didattica?".

In che senso?

"Ho letto che anche il preside inizialmente non ha voluto che i ragazzi e gli adulti rielaborassero l’accaduto fino al 22 (oggi), quando farà un’assemblea privata e questo la dice un po’ lunga sul fatto che non vogliamo dare voce a loro. Io nella mia esperienza di scuole – quest’anno lavoro molto con le scuole della provincia di Monza – vedo che c’è una fame nei ragazzi di voler trovare un adulto con cui parlare, di cui attirare l’attenzione, perché gli adulti di riferimento a casa sono magari quelli che avrebbero le orecchie ma non ci sentono. I ragazzi hanno tanta voglia di raccontare, lo sto vedendo quest’anno con tantissimi ragazzi di 16, 17 e anche 18 anni delle superiori che hanno davvero fame di raccontarsi e di chiedere qualcosa… insomma, quella esplosione probabilmente era una cosa maturata nel tempo, non credo che sia stata una cosa esplosa lì al momento".

E adesso?

"Non colpevolizzo ovviamente nessuno, il ragazzo lo ripeto ha sbagliato e dovrà pagarne le conseguenze, ma spero che anche dalla sua famiglia non venga solamente punito ma anche aiutato… una parola che sta un po’ scomparendo dal vocabolario delle scuole e di noi adulti".

Dopo quello tsunami che si era rivelato per molti ragazzi il lockdown, nel libro “Vita da educatori – A nostro agio nel disagio”, aveva fatto alcune riflessioni sull’emergenza educativa di quei mesi, forse non ancora finita.

"I ragazzi non vogliono qualcuno che faccia loro la morale, vogliono solo qualcuno che li ascolti, vogliono il tuo silenzio e orecchie aperte per svuotarsi di ansie e paure".

La cronaca parla di violenza.

"Per qualcuno è solo un modo per richiamare l’attenzione, quando vediamo ragazzi che vanno spaccare tutto, a pitturare i muri, a commettere atti di violenza… dietro c’è sempre dietro un ragazzo impaurito, che si porta dietro situazioni di difficoltà".

Dario Crippa