Il sindaco di Seregno, Alberto Rossi e altri cinque imputati rinviati a giudizio per la presunta fusione sospetta fra Aeb e A2a. Lo ha deciso ieri la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza, Elena Sechi. L’accusa è turbativa d’asta. Il 17 marzo alla sbarra davanti al giudice monocratico monzese (anche se i fatti contestati galoppano verso il colpo di spugna della prescrizione perché risalgono al 2019 e 2020) andranno, oltre al sindaco, l’assessore alle partecipate del Comune di Seregno, Giuseppe Borgonovo, il segretario generale del Comune di Seregno, Alfredo Ricciardi, l’ex presidente del consiglio di amministrazione di Aeb, Loredana Bracchitta, l’allora presidente di A2a, Giovanni Valotti e Pierluigi Troncatti, quale partner di Roland Berger srl. Secondo la pubblica accusa, l’aggregazione sarebbe stata realizzata "al solo fine di favorire la società A2a" con un danno complessivo per Aeb "non inferiore a 60 milioni di euro" e con "l’omessa valorizzazione di un premio di maggioranza a favore di Aeb non inferiore a 5,7 milioni di euro".
L’operazione è stata amministrativamente bocciata fino in Cassazione perché occorreva una gara pubblica per la selezione del socio privato ad opera di un’azienda a controllo pubblico. Rossi e Borgonovo sono accusati di avere "supinamente recepito tutte le indicazioni" fornite dai coindagati, "intese ad escludere la gara pubblica" e, nonostante le varie pronunce giudiziarie, di avere "mantenuto in essere quanto già illegittimamente deliberato". Rossi è anche accusato di essere intervenuto "su sollecitazione della Bracchitta, presso il Comune di Bovisio Masciago, tramite il segretario provinciale del Pd, Luigi Ponti, per eliminare dall’ordine del giorno del consiglio comunale del 28 novembre 2019 qualsiasi riferimento ad una gara pubblica". "Niente di scorretto nel mio comportamento", ha sostenuto il primo cittadino, Alberto Rossi. "A parte la fatica e la sofferenza di essere coinvolto in un procedimento penale, ritengo di avere fatto solo l’interesse del Comune di Seregno e di essermi attenuto alla procedura sulla scorta di eminenti pareri e della discussione in consiglio comunale", ha aggiunto l’assessore alle partecipate del Comune di Seregno, Giuseppe Borgonovo. Di "assoluta buona fede" ha parlato l’avvocata Laura Panciroli, difensore del segretario generale del Comune di Seregno, Alfredo Ricciardi. "Siamo fiduciosi che verrà presto accertata la correttezza dell’operato della presidente e di tutti i soggetti coinvolti, che hanno agito nell’esclusivo interesse e con indubbio beneficio dei cittadini e degli stessi Comuni soci, con il supporto di advisor e consulenti di riconosciuto e primario standing", il commento del legale di Loredana Bracchitta, l’avvocato Fabrizio Ventimiglia. Invece è arrivato il rinvio a giudizio, come chiesto dai pm monzesi Salvatore Bellomo e Stefania Di Tullio.
Al processo saranno parti civili il Comune di Seregno, che di fatto procede contro se stesso chiedendo un risarcimento dei danni all’amministrazione comunale di cui il primo cittadino è anche imputato e anche gli altri Comuni soci della multiutility dei servizi municipali: Limbiate, Desio, Varedo e Bovisio Masciago, tranne Lissone, per cui sono parti civili invece i consiglieri comunali lissonesi Antonio Erba e Marino Nava di due liste civiche di minoranza, ma anche il collega di una lista civica rappresentata nella maggioranza e che esprime la presidenza del consiglio comunale, Daniele Fossati. "Esprimiamo il dispiacere di non vedere in quest’aula anche i rappresentanti del Comune di Lissone come parti civili – ha commentato ieri Antonio Erba –, ma al loro posto lo faremo noi come consiglieri".