ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

I volontari della lingua italiana:: "Ci raccontano le loro storie e sono determinati a farcela"

Un sistema di accoglienza che si rispetti non può prescindere dall’insegnamento della lingua del Paese di approdo. Oggi in...

Un sistema di accoglienza che si rispetti non può prescindere dall’insegnamento della lingua del Paese di approdo. Oggi in...

Un sistema di accoglienza che si rispetti non può prescindere dall’insegnamento della lingua del Paese di approdo. Oggi in...

Un sistema di accoglienza che si rispetti non può prescindere dall’insegnamento della lingua del Paese di approdo. Oggi in Italia le difficoltà nell’insegnamento della lingua agli immigrati sono tante, dipendendo solo dai Cpia (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti) e dai progetti del Terzo Settore, che hanno numeri limitati di posti e sono legati a bandi per ottenere fonti di finanziamento.

Grazie all’impegno dei volontari si ottengono però risultati talvolta grandiosi, non solo per le finalità tecniche, ma come esperienze umane. Ne parla in questi termini Marina Crippa, insegnante di italiano volontaria dell’associazione Diritti insieme (in capo alla Cgil di Monza e Brianza), oggi una delle realtà di riferimento per un immigrato che in Brianza punta ad ottenere una certificazione di lingua. "Ne formiamo in tutto un centinaio all’anno, avendo classi mediamente di circa 15 persone provenienti da tante diverse aree del mondo – precisa l’insegnante volontaria –, a cui con le nostre lezioni permettiamo di raggiungere certificazioni di italiano di livello A1 e A2, cioè le prime certificazioni valide per richiedere un permesso di soggiorno lungo. Ci sono poi casi di immigrati che sono analfabeti o vanno alfabetizzati perché aventi alfabeti diversi. Per loro il rapporto di insegnamento può essere anche di 1 a 1, o di 1 a 2". "La cosa sorprendente è che ce la fanno sempre – continua –, anche persone con lingue totalmente diverse, dello Sri Lanka o del Bangladesh. Sono molto ricettivi, e molto determinati. Addirittura se ci dimentichiamo di dare un compito, ce lo richiedono loro. Al termine del corso, che dura da metà ottobre a fine maggio, riescono a parlare e a capire la lingua almeno a un livello basilare".

L’esperienza di volontariato, insomma, dà le sue gratificazioni. "Io dico sempre che è più quello che loro danno a me che io a loro – prosegue la volontaria –, tra noi si crea un rapporto importante perché provano profonda gratitudine nei nostri confronti. Alcuni si aprono e ci raccontano la loro storia, parlando di come sono arrivati qui. A volte con i barconi, portandosi dentro tanta sofferenza".

A.S.