I piccoli artigiani vanno a sparire in centro e periferia. "Sopravvivere è sempre più difficile – ammette Carlo Riillo, calzolaio in via Boito – il lavoro c’è, la gente aggiusta volentieri le scarpe, soprattutto quelle pregiate, invece di buttarle. Il grosso problema sono le tasse: aumentano sempre, mentre il nostro fatturato rimane uguale da anni. Quindi siamo sempre in rincorsa: non riusciamo mai a pagarle in tempo. D’altronde a fine mese, con due bambini, dovendo scegliere tra fare la spesa e pagare le tasse, la scelta è obbligata. Quindi arrivano sempre nuove more che aumentano i costi".
Come tutti i liberi professionisti anche per Carlo, le spese legate alla partita Iva vanno pagate in anticipo un anno per l’altro, in base al guadagno presunto. Perciò se il lavoro è fluttuante, deve comunque pagare in anticipo, come se avesse lavorato costantemente a pieno ritmo. "L’aumento di tasse, carovita e materiali ci rende letteralmente schiavi del lavoro – dice –. E così si rinuncia a tutto. Non ci si può permettere una vita decente: non esiste una serata al ristorante, né un weekend fuori porta". Con due bimbi piccoli anche il nido è un lusso, meglio che stia a casa la mamma, ma così lo stipendio è sempre e solo uno. Carlo fa il calzolaio in via Boito dal 2013. Fino al 2010 il suocero faceva lo stesso mestiere due vetrine più in là. Per tre anni il quartiere è rimasto senza servizio e poi finalmente ha aperto Carlo nel 2013. Ma da allora, tante cose sono cambiate. "Ho aperto qui, perché all’epoca – ricorda – era un quartiere agiato, in cui la gente comprava scarpe di pelle da 200 euro e quindi era vantaggioso ripararle, per una ventina di euro. Oggi è aumentato tutto, quindi anche qui attorno, la gente acquista prodotti cinesi a basso prezzo che perciò non conviene più accomodare. Perciò, il lavoro è calato, mentre le tasse aumentano". Dal 2013 ad oggi è aumentato anche il prezzo delle materie prime più semplici: il precollante (per le scarpe di plastica) da 7,50 euro al chilo a 14,50 euro; il cuoio è cresciuto del 60%, mentre la colla è passata da 4,60 euro/chilo più Iva a 9,49 euro più Iva. Aumento esplosivo anche per le bollette della luce da 80-100 euro al mese nel 2013 a 200 al mese oggi. Le luci bisogna accenderle, ma spesso, si fa a meno del riscaldamento, per risparmiare. Metti una giacca in più e lavori. "Stiamo pensando seriamente di chiudere – ammette Carlo – d’altronde guardi il ristorante all’angolo: in cinque anni ha cambiato tre gestioni. Tutti provano, vedono che non stanno nei costi e chiudono. Chiusa ormai da tre anni anche la panetteria".
C.B.