REDAZIONE MONZA BRIANZA

Il caso Regina Pacis. I nodi del carcere e dell’ex macello

La richiesta: meno mattoni e più servizi per il rione

L’ex macello rappresenta una delle aree dismesse strategiche della città Il suo futuro è bloccato un contenzioso annoso

L’ex macello rappresenta una delle aree dismesse strategiche della città Il suo futuro è bloccato un contenzioso annoso

Il quartiere Regina Pacis/San Donato è la zona dove più si concentrano le aree dismesse. Per l’area ex concessionaria Fiat, abbandonato il progetto delle torri dell’architetto Boeri, si va verso un progetto di realizzazione in orizzontale, con una riduzione delle altezze da 50 a 40 metri per edifici alti 13 piani, che l’amministrazione giustifica come "coerenti con le altezze medie presenti nel quartiere".

Invece secondo i cittadini quelle altezze non si sono mai viste: la colata di cemento non diminuisce e ciò favorisce esclusivamente l’operatore privato.

Inoltre gli standard (circa 12mila metri quadrati da cedere al Comune, e dunque ai cittadini), verranno realizzati solo per il 50%, preferendo accettare una monetizzazione pari a circa 700mila euro da utilizzare nel restauro del teatrino nel quartiere Cederna.

E da qui si è acceso più volte il dibattito tra cittadini e assessore all’urbanistica, se il teatrino sia nello stesso quartiere o se l’opera vada a beneficio di un’altra zona. Residenti arrabbiati perché le osservazioni dei comitati sono state definite dall’Amministrazione come "non meritevoli di accoglimento".

"La riduzione della volumetria prevista avrebbe snaturato l’intervento del privato frutto di una negoziazione", rispondono i tecnici. "Quale negoziazione è stata fatta se il 95% è a destinazione residenziale? – si chiece Oriano Durante, portavoce del quartiere – Qual è l’interesse pubblico?". Anche nell’ex carcere di via Mentana è stata annunciata la costruzione di più di 68 appartamenti, più servizi, per un totale di cinque piani. "L’intervento aggiunto al Piano di intervento di via Foscolo, manderà in tilt il traffico tra le vie Foscolo, Mentana, Buonarroti già congestionate – è il grido di allarme dei residenti – Ad oggi l’intero asse al mattino e al pomeriggio è carico di auto incolonnate, con inquinamento e difficoltà a muoversi".

Mai finita la vicenda ex macello. Lo scorso 25 settembre, in Consulta, si è detto che l’area non può essere utilizzata, per vincoli idrogeologici, per l’inquinamento rinvenuto e perché è al centro di vertenza legale tra Comune e ex appaltatore.

In realtà, spiegano i cittadini, non tutta l’area dell’ex macello lo è, ma solo le aree in cui sono presenti diritti reali trascritti e non le servitù.

Rispetto al vincolo idrogeologico, il Pgt indica aree in cui gli interventi sono soggetti a diverse prescrizioni, come ha spiegato l’avvocata Paola Brambilla (dirigente del settore legale appalti del Comune). Il 18 di dicembre è fissata la nuova udienza pubblica, mentre per la sentenza si dovrà attendere il 2025, dai 3 ai 5 mesi.

Ma i cittadini si chiedono: "Perché se tra qualche mese l’area del macello ritorna in capo al Comune di Monza, tanta fretta per costruire la nuova scuola Bellani sulla sua stessa area, invece di attendere la sentenza e costruire un nuovo polo scolastico sull’area dell’ex mattatoio? Perché un’area pubblica comunale viene opzionata per una concessione al demanio in vista della costruzione della caserma di Guardia di finanza? Se così fosse che ne sarà delle legittime istanze dei cittadini del quartiere?".

C.B.