
di Martino Agostoni
Non c’è alcuna pace legale tra impresa Sangalli e Comune e, nonostante sia stato firmato solo poche settimane fa il nuovo contratto da oltre 110 milioni del maxiappalto dei rifiuti che fa proseguire per i prossimi 5 anni più due opzionali i rapporti tra l’azienda monzese di servizi ambientali e la città, non sono ancora chiusi i conti con il passato. E anzi la guerra di carte bollate sembra essere solo all’inizio perché in Comune pare si siano decisi a promuovere le cause civili per ottenere dagli ex amministratori dell’impresa Sangalli il risarcimento dei danni causati con l’illecita aggiudicazione del vecchio maxiappalto del 2009 da 127 milioni finito nel 2013 nell’inchiesta per corruzione “Clean City“.
E quindi vorrebbe dire, dopo la morte nel 2017 del patron Giancarlo Sangalli, rivalersi sui tre figli ex coamministratori dell’impresa nel 2009 Giorgio, Patrizia e Daniela Sangalli. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata versata a dicembre dalla Sangalli, quando ha voluto insistere contro il Comune e ha presentato ricorso in appello verso la sentenza del marzo 2020 del tribunale civile di Monza relativa al contenzioso aperto nel 2018 dopo che non si è raggiunto un accordo su alcuni riconteggi del valore di circa un milione, tentati per correggere il capitolato del vecchio maxiappalto corrotto.
Una sentenza del marzo 2020 che non fu completamente a favore del municipio perché il tribunale rigettò la domanda riconvenzionale con cui la città avrebbe avanzato ulteriori pretese verso la Sangalli, ma comunque il Comune rinunciò a dicembre 2020 a presentare appello. Poteva essere una proposta di pace, invece Sangalli ha presentato appello alla Corte civile di Milano per tutti i punti della sentenza a favore del Comune.
La questione è complessa e parte dopo l’accordo raggiunto nel 2015 per correggere l’appalto corrotto in cui i rinnovati vertici della Sangalli riconobbero al Comune soldi e servizi per 6 milioni. Ma su alcuni riconteggi non si trovò un accordo, tra cui quelli per circa un milione relativi ad adeguamenti contrattuali fatti prima del 2014 e poi sul caso della “cresta“ sui chilometri dei camion per il trasporto extracapitolato dei rifiuti all’impianto di smaltimento di Montello: dal 2009 al 2013 il Comune avrebbe pagato 192.390 euro in più del dovuto. Sono dispute che nel 2018 sono state portate davati al tribunale civile di Monza e la sentenza del marzo 2020 ha riconosciuto molti punti a favore del Comune, anche se non tutti, tra cui i 192.390 euro extra dei camion e altri corrispettivi per ulteriori 260mila euro. Dopo quella sentenza il Comune ha rinunciato all’appello, mentre ora emerge che la Sangalli non ha fatto la stessa scelta ed è stato notificato in municipio che l’udienza di comparizione alla Corte d’Appello di Milano è fissata per l’8 luglio. Il Comune comunque si costituisce in giudizio affidando la difesa a un legale esterno, anche perché l’avvocatura è già impegnata su altri contenziosi che riguardano la Sangalli tra cui è "in procinto – si legge nei documenti – di promuovere le cause civili per ottenere dagli ex amministratori e singoli componenti dell’impresa il risarcimento dei danni".