REDAZIONE MONZA BRIANZA

Il consiglio ai ragazzi: "Imparate a chiamare la violenza per nome"

Confronto per cambiare i modelli culturali. Un incontro-dibattito organizzato dai sindacati.

Il consiglio ai ragazzi: "Imparate a chiamare la violenza per nome"

Confronto per cambiare i modelli culturali. Un incontro-dibattito organizzato dai sindacati.

"Come riconoscere la violenza se ha il volto del tuo amante? È terrificante svegliarsi e accorgersi che non va bene così e doversi allontanare dalla persona che hai amato". Queste le riflessioni dal pubblico che ha preso parte ieri all’incontro “Il filo della memoria. Storie per non dimenticare, occasione per cambiare“, l’incontro dibattito in occasione del 25 novembre, organizzato per le scuole da Cgil, Cisl e Uil Monza Brianza e Lombardia, con il Comune di Monza, al Binario 7. Vi hanno preso parte 135 ragazzi di terza e quarta dell’istituto Hensemberger, liceo classico e musicale Zucchi, Mosè Bianchi e Carlo Porta. "Sebbene la battaglia culturale contro la violenza di genere vada affrontata in tutto il Paese, senza distinzioni di latitudini, condizioni sociali, età - commenta Annalisa Caron, della segreteria Cisl Monza, organizzatrice dell’evento - è urgente stimolare il confronto con le nuove generazioni". Da un paio d’anni, dai dati Cadom (Centro aiuto donne maltrattate) emerge l’abbassamento dell’età in cui comincia la violenza perpetrata alle donne: il limite minimo non è più 25 anni, ma si affacciano allo sportello di via Mentana 18 - 20 enni, il 15% delle utenti. La giornata è cominciata con la lettura scenica di alcuni brani del libro di Serena Dandini “Ferite a Morte. Dieci anni dopo“, a cura del teatro dell’Aleph. A seguire la psicologa e psicoterapeuta del Cadom Cristina Frasca (nella foto) ha stimolato le riflessioni dei ragazzi e delle ragazze.

La lettura scenica tratteggiava più volte il concetto di “forza“ del maltrattante. Dai ragazzi è emerso che il più forte è chi è capace di difendere le proprie idee e non le cambia, ma anche il cambiamento indica evoluzione. "Forza è essere capace di nascondere le proprie debolezze... Forza è aggressività". Punti di vista che fanno riflettere, soprattutto se espressi da giovani donne. La dottoressa Frasca ha spiegato che il concetto di “forza“ richiama la capacità di conoscersi, conoscere le proprie emozioni. "La giustificazione che “lei mi tira fuori tutta la rabbia“ - fa osservare la psicologa - è segno di inconsapevolezza e mancanza di strumenti per esprimere sconforto e rabbia. L’unico strumento diventa la collera cieca che sfocia nella violenza". Le ragazze hanno chiesto cosa fare se un’amica è vittima di violenza o un amico ha comportamenti violenti. "La prima cosa - spiega la professionista - è chiamare le cose con il proprio nome: “vedo che lui ti tratta male, ti ricatta, ti manipola, tu sei triste e stai male. Mi sembra violenza. Ne vogliamo parlare?".

Cristina Bertolini