Il convitto delle giovani diplomate che tenevano in piedi l’ospedale

La scuola infermieristica di Monza, fondata nel 1964, ha evoluto da attività ausiliaria a professione con laurea triennale, magistrale e dottorato. Oggi, gestita dall'Università di Milano Bicocca, offre formazione avanzata con tirocini e metodologie innovative.

La scuola convitto per infermieri all’inizio era riservata esclusivamente al personale femminile e prevedeva l’obbligo di internato. Con il passare degli anni sono stati introdotti corsi di specializzazione in pediatria e assistenza chirurgica, oltre a percorsi per l’abilitazione alle funzioni direttive (caposala). L’attività in ospedale era affidata quasi totalmente ai conversi, gli antichi infermieri, mentre i medici erano solo dei consulenti. "Ricordare il 60esimo di fondazione della scuola infemieristica – le parole di Stefano Citterio, responsabile della Direzione aziendale professioni sanitarie e sociali del San Gerardo – significa documentare la storia dall’inizio nel 1964, capire il percorso di crescita che ha portato il lavoro dell’infermiere da attività ausiliaria a professione, con laurea triennale, magistrale, master e dottorato di ricerca". A partire dagli anni ‘70, la scuola è diventata accessibile anche agli uomini e ha continuato la sua evoluzione fino agli anni ‘90, quando ha acquisito lo status di diploma universitario sotto l’egida dell’Università degli Studi di Milano. Oggi, il corso di laurea è gestito dall’università di Milano Bicocca e la sede monzese è una delle maggiori in Lombardia. La formazione degli attuali professionisti della salute si avvale di metodologie didattiche innovative, tra cui tecniche di simulazione e realtà virtuale.

In tre anni gli studenti devono fare più di 3mila ore di tirocinio. "Come Irccs San Gerardo – continua Citterio – contribuiamo ad accogliere i futuri infermieri in formazione. Professionisti attivi ed esperti accolgono e insegnano. Altri già formati vengono inseriti in organico, per valorizzarne le competenze e offrire prospettive di carriera". In Italia diminuiscono i giovani che sognano di fare l’infemiere, un po’ per il calo demografico e un po’ per il carico di lavoro. Come sottolinea Davide Ausili, docente associato di Scienze infermieristeiche "è importante recuperare il valore della cultura del servizio e della cura dei cittadini".

C.B.