e Stefania Totaro
Da una parte il dolore della famiglia, degli amici e dei colleghi ai funerali di Marco Magagna ad Arese, la città dove era cresciuto. Dall’altra le indagini sull’omicidio avvenuto a Bovisio nella notte tra il 6 e il 7 gennaio e sulla posizione di Stella Boggio, ai domiciliari con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa dopo aver confessato di aver ucciso il compagno con una coltellata al petto per difendersi. Ma per la Procura c’è stata una grande sproporzione tra il pericolo che Stella correva nel momento in cui il compagno Marco Magagna l’ha buttata a terra e il mezzo da lei utilizzato per reagire, ovvero rialzarsi per prendere un coltello dalla cucina e ferirlo con un unico colpo al centro del petto che gli è risultato fatale. Esiste il dolo eventuale nel reato di omicidio volontario aggravato per la Procura di Monza, che ha deciso di depositare appello al Tribunale del Riesame di Milano per riottenere la misura cautelare del carcere al posto dei domiciliari a casa dei genitori per la 33enne di Bovisio Masciago. Lei stessa ha raccontato che la sera dell’omicidio avevano un’amica a cena e avevano tutti esagerato con gli alcolici. Quando lei ha riaccompagnato a casa l’invitata, le sarebbe arrivato un messaggio di pesanti insulti dal compagno che le dava della "poco di buono". A quel punto, secondo il pm monzese Alessio Rinaldi e il procuratore Claudio Gittardi, Stella avrebbe potuto non tornare a casa, oppure chiedere aiuto e farsi accompagnare da qualcuno. Invece si è ripresentata pur sapendo che ci sarebbe stata ancora una lite violenta, come già accaduto in passato. E, quando sarebbe stata scaraventata a terra, senza che sul suo corpo fossero rimaste evidenti lesioni, avrebbe potuto fuggire dal 38enne, che non era armato.
Ma chi conosceva la vittima racconta un’altra verità. E un’altra persona. Erano in tanti ieri alla chiesa Mac di Arese. "Sono tanti gli amici che hanno condiviso un pezzo di strada con Marco e che forse hanno nel cuore tante domande, a cui il tempo darà una risposta – ha detto il parroco –. Marco ha studiato alla scuola di Don Bosco e Don Bosco prometteva queste cose: pane, lavoro e paradiso e penso che sono tre caratteristiche belle che Marco ha condiviso con tanti di noi. Pane, segno della famiglia e dell’avere a cuore le persone con cui ha condiviso una vita. Con il suo sorriso, la sua solarità. Il lavoro, lui aveva una grande voglia di fare il meccanico. Il paradiso, dove in questo momento Marco sicuramente è con Dio". Per questo, le parole del fratello di Marco, Matteo, "continueremo a sorridere con te, un impegno che ci prendiamo tutti, perché quel tuo sorriso continuerà nei nostri cuori, volti, giornate". Il parroco ha parlato di domande. Quelle stesse che ha voluto condividere la mamma di un’amica di Marco: "Perché succedono queste cose? Era destino, ma cos’è il destino? È una matita che di colpo tira una riga sul tuo nome e lo cancella. Una matita con una mano sbagliata e crudele. Magari qualcuno dirà che te lo sei meritato, chi non ti conosceva potrebbe dire questo, maledetta superficialità. E ora non ci sei più, per i tuoi parenti, per i tuoi amici. Sempre affabile, buono, riconoscente nel modo migliore in cui si può intendere questa parola. Caro Magan, non ci sarai più fisicamente, ma nel cuore di chi ti vuol bene, rimarrai per sempre. Ciao, vola in alto e da lassù mandaci ancora quel meraviglioso sorriso".