Il gioiello nel Parco di Monza disegnato negli anni Cinquanta dall’architetto del Pirellone

L'ex Centro controllo Rai a Monza, progettato da Gio Ponti nel 1950, rimane abbandonato nonostante il suo valore storico e architettonico.

Il gioiello nel Parco di Monza disegnato negli anni Cinquanta dall’architetto del Pirellone

L'ex Centro controllo Rai a Monza, progettato da Gio Ponti nel 1950, rimane abbandonato nonostante il suo valore storico e architettonico.

L’ex Centro controllo Rai (Rai Way, per essere precisi), si trova in via Mirabellino, nascosto dalla vegetazione. A progettarlo, in un elegante quanto moderno stile razionalista, è stato il grande architetto milanese Gio Ponti nel 1950, già autore del grattacielo Pirelli di Milano, per una costruzione che arriverà a completamento nel 1954.

L’edificio possiede una pianta curvilinea, che vuole ricordare la forma di un’antenna parabolica, cui si contrappone un corpo quadrato, che allora ospitava gli alloggi del custode e dell’ingegnere-direttore addetto all’impianto, poi adibito a locali mensa. Sopra c’è una torretta interamente in legno e vetro, senza elementi metallici (neanche un chiodo).

Il suo scopo è stato quello di effettuare controlli sulle onde radio provenienti dalle sedi emittenti, funzione per la quale è stato attivo per la bellezza di 64 anni. La scelta di realizzare l’ex centro proprio all’interno del parco cintato più grande d’Europa non fu fatta a caso.

Originariamente la struttura ricettiva Rai (dal 1929) si trovava a Sesto Calende, ma dopo la Seconda Guerra mondiale, in considerazione della vicina diffusione della tv, serviva un’ubicazione migliore, lontano da edifici, montagne o altre fonti che potessero disturbare il controllo delle onde elettromagnetiche, e per cui ci volevano nuove apparecchiature d’avanguardia.

E il luogo scelto fu proprio il Parco di Monza, che garantiva la quiete elettromagnetica necessaria alle misurazioni.

Nel 2018 la Rai ha deciso di lasciare gli spazi del centro, condannandolo, di fatto, alla situazione di abbandono in cui ha versato in questi sei anni.

Nonostante ciò l’edificio di Gio Ponti è rimasto in buone condizioni. Al suo interno conserva alcuni arredi originali di grande interesse, un piccolo mondo di grande suggestione.

Tutto è rimasto uguale al 1954: i divani che si trovano all’ingresso, le scrivanie dei funzionari, il linoleum Pirelli steso per terra e persino le porte, realizzate con un oblò che permetteva agli ex direttori di poter tenere sotto controllo i propri dipendenti. Non meno pregevoli, per bellezza e gusto estetico, i duemila metri quadrati di giardini tutt’intorno.

A.S.