STEFANIA TOTARO
Cronaca

Il giorno di Erba in Tribunale: "Nessuna bancarotta fraudolenta"

L’imprenditore-editore e i corsi di formazione usati, secondo la Procura, per compensare i debiti tributari

Il giorno di Erba in Tribunale: "Nessuna bancarotta fraudolenta"

L’editore Davide Erba, 44 anni, originario di Biassono, vive da due anni a Dubai

Davide Erba si presenta a sorpresa in Tribunale per l’udienza davanti ai giudici del Riesame patrimoniale, mentre le Fiamme gialle interrogano i dipendenti de Il Cittadino sui presunti corsi di formazione i cui costi sono serviti per compensare debiti tributari a cinque zeri. Ieri mattina l’imprenditore 44enne di Biassono che ora vive a Dubai, editore dello storico bisettimanale brianzolo, per cui è indagato dalla Procura di Monza per bancarotta fraudolenta e indebita compensazione di crediti di imposta, è arrivato insieme a uno dei suoi legali, l’avvocato Attilio Villa, per l’udienza di discussione del ricorso presentato contro il sequestro bis di tutta la documentazione societaria, che era stata rinviata perché i giudici hanno chiesto di avere come previsto dalla legge gli originali delle procure legali firmate da Erba. Forse il ritorno in Italia del 44enne è servito proprio per questa firma o per non vedersi annullare il ricorso, disposto ieri dal Tribunale in riferimento alla società Midarex srl di componenti elettronici per la mancanza di autentica della firma e di conseguenza ritirato dalla difesa di Erba anche in riferimento all’altra società, la Midatronics srl di informatica.

È anche vero però che Davide Erba ha ancora familiari che vivono in Brianza e a Monza i suoi interessi imprenditoriali e quindi la ragione del suo rientro potrebbe essere più affettiva che di affari o giudiziaria. Fatto sta che il 44enne ha annunciato che si sarebbe presentato al Palazzo di Giustizia ed è arrivato in aula, dove non ha pronunciato parola, neanche trovandosi faccia a faccia con il pm monzese Carlo Cinque, che lo ha indagato insieme al collega Marco Giovanni Santini. Risultato: ora resta in piedi soltanto il suo ricorso personale, su cui i giudici si sono riservati di decidere nei prossimi giorni, chiedendo alla Procura di depositare il materiale sottoposto a sequestro, documentazione contabile, pc e telefonini legati alle società dell’imprenditore. Il Tribunale del Riesame patrimoniale monzese ha già annullato il primo sequestro all’editore ritenendo che non sussistano elementi per indagare per bancarotta fraudolenta del giornale e la Procura ha già deciso che ricorrerà in Cassazione.

Per il sequestro bis i magistrati monzesi hanno però poi aggiunto l’ipotesi di reato di indebita compensazione di crediti di imposta riferendosi a "debiti tributari a cinque zeri compensati dopo la notizia delle indagini con un’attività sistematica di compensazioni con crediti certificati", come i "costi di formazione per oltre 50 dipendenti dal 2020 al 2022 quando, invece, per l’Agenzia delle Entrate, i dipendenti erano 15 e sono poi diventati 7". Per i pm il dubbio è che "questi crediti, di cui manca la documentazione, non esistano" quindi "la sistematica omissione del versamento di imposte potrebbe rivelarsi dolosa" ed essere "ulteriore indizio che i soldi non ci sono ed elemento a sostegno dell’ipotesi di bancarotta fraudolenta". I difensori di Erba hanno invece ribadito la loro convinzione che questi sequestri siano disposti "a strascico per arrivare a nuove contestazioni". Su questa circostanza la Finanza sta sentendo i dipendenti del giornale.