ROBERTO SANVITO
Cronaca

Il globetrotter stregato della favola di Bernareggio

Stefano Laudoni dopo aver cambiato tante casacche dal 2018 si è accasato alla Vaporart conquistando la Supercoppa di Basket

di Roberto Sanvito

Quelli come lui li chiamano “globetrotter“ proprio per l’abitudine di cambiare squadra ogni anno. In certi casi le squadre erano due come nelle stagioni 201011 (Recanati e Ruvo) e 201516 (Bottegone e Legnano). Ma da agosto 2018 Stefano Laudoni si è trasferito in pianta stabile a Bernareggio e ha intenzione di rimanerci ancora a lungo visto che lo scorso anno ha firmato un triennale e da quelle parti ha anche trovato l’affetto stabile. Stabilità, parola che ritorna spesso nella sua esperienza brianzola, sia nella vita personale ma anche in quella sportiva. Sì, perché lui è la colonna della Vaporart Bernareggio vittoriosa nella Supercoppa e che domenica a Torrenova, in Sicilia, esordirà in campionato. A Cento Laudoni è stato il dominatore delle Final 8, il top scorer e l’MVP. Impossibile fare di più.

Da "giramondo" a firmare un triennale per Bernareggio dopo aver giocato già due stagioni. Cosa è cambiato in Stefano Laudoni?

"Bernareggio è casa mia. Pensa che due anni fa quando scelsi di venire qui non sapevo nemmeno dove fosse. Ora è il mio presente e il mio futuro. È stato fatto un lavoro incredibile, è stato costruito un progetto rivelatosi vincente. E c’è il contributo di tutti: società, staff e atleti. La Supercoppa è stato il coronamento. Sfido chiunque in B a trovare un altro club che ha programmato come è stato fatto qui puntando su un nucleo di giocatori. Si è creata una tale armonia che ci ha permesso di andare oltre le nostre potenzialità. E penso alla finale contro Nardò, più attrezzata e più riposata di noi. Invece sapete bene com’è andata...".

Molti riversano i meriti all’allenatore Marco Cardani. Lo hai ricordato anche tu subito dopo la sirena della finale. Tu che di coach ne hai avuti tanti, cosa pensi di quello attuale?

"C’è sintonia sia a livello umano che in palestra. Siamo coetanei, apparentemente diversi ma abbiamo una grande cosa in comune: la passione per il basket. Lui in questo è incredibile e sa trasmettercelo ogni giorno. E poi ci fa giocare una pallacanestro che non fa nessuno, in questi anni ha portato tutti i gruppi che ha avuto a esprimersi al meglio. Non serviva che vincessimo la coppa per scoprire quanto fosse bravo".

E tu? Quanto sei migliorato? A Cento ti abbiamo visto segnare da sette metri e mezzo. Il tiro da 3 non è mai stata la tua specialità…

"Vero, e nemmeno gli assist, ma alle finali ho chiuso con una media di quattro a gara. Per le triple forzo i tiri molto meno, aspetto che la partita venga a me, prendo fiducia e faccio canestro. Non sono mai stato un tiratore, ma se vado in striscia son dolori (per gli altri). Per gli assist conta molto il feeling di squadra. Ho anche cambiato la testa, son migliorato. Era un mio limite".

Ora il campionato, cosa c’è da aspettarsi?

"Sarà un’annata un po’ strana, non tutte le squadre saranno sempre al completo e poi ci sono le trasferte in Sicilia. Ma si va avanti, non lo sport non deve fermarsi perché è vita. E poi c’è da riprendere il discorso lasciato a marzo...".