L’animo dello sperimentatore che non aveva paura di cambiare è stato spesso scambiato dalla critica per mancanza di personalità. "Ma è esattamente il contrario". Lo sanno gli estimatori di Carnà che sono passati all’Amerigo Art Gallery di Monza (via Carlo Alberto 31) per visitare la mostra dedicata ai suoi quadri tascabili.
Una scelta lucida, annunciata in un uno scritto degli anni Sessanta a Piero Manzoni, con cui condivise amicizia e arte: "Voglio fare quadri che non si vedono, tascabili".
"Il copyright è suo, non nostro – spiega Marina Pizziolo, che cura la retrospettiva con Romano Ravasio –. Più lo studio, più mi rendo conto che la sua versatilità espressiva corrisponde alle note di una sinfonia: tutte insieme fanno un capolavoro". Così dopo il successo "del momento geometrico" messo sotto la lente con “Uova di gallo“ al Must di Vimercate, "arriva un’esposizione originale, davvero insolita per la dimensione delle opere: è difficilissimo condensare in 10 centimetri per 7 tutta la complessità di una grande tela – ancora Pizziolo –. Più mi avvicino a Carnà, più mi arricchisco e colgo la sua essenza: era nato per indagare, scoprire, provare. Fu criticato perché era astratto, illustratore, mentre accettava commesse ecclesiastiche".
Fu così anche per il suo nome, troppo usuale quel Colombo che ripose per legare la ricerca al paese di origine, Carnate, dove era nato nel 1929. Morì ormai 91enne, nel 2021 poco distante, a Vimercate. Era pittore, scultore, poeta. Un grande del Ventesimo e Ventunesimo secolo, espose a Milano, Roma, Londra e Parigi, Montreal, ma è ancora in parte sconosciuto.
Un importante esponente delle avanguardie artistiche del Novecento con il cuore sempre radicato nel territorio, ma lontanissimo dal provincialismo. Tra le sue realizzazioni più celebri, le magnifiche vetrate del Duomo di Monza, che "hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte sacra contemporanea". Un’opera enorme in apparente antitesi con le piccole tele, i bozzetti e gli schizzi esposti adesso in via Carlo Alberto che offrono "uno sguardo ravvicinato sulla sua affascinante ricerca stilistica e sul processo creativo che ha portato alla sua produzione più nota". Ne esce un Carnà decisamente più intimo che vale la pena scoprire.