Scade oggi l’intimazione di pagamento con la cartella da oltre 1 milione di euro inviata da Regione Lombardia. Una somma da versare in solido con Giuseppe Tagliabue che l’ex custode di Lombarda Petroli non può assolutamente pagare. Giorgio Crespi ha 51 anni e da due anni vive in una cantina di un condominio a Monza nel quartiere San Rocco, pertinenza di un piccolo appartamento avuto per metà in eredità dai familiari defunti, che però è abitato da un altro inquilino. E se non fosse per un vicino di casa che si è preso a cuore le sue sorti, non avrebbe nemmeno i pasti e una doccia garantiti dai servizi sociali. Aveva trovato un lavoro di giardiniere, grazie a un conoscente cresciuto nello stesso quartiere, ma dopo due anni il contratto non gli è stato rinnovato. Dallo stipendio già gli toglievano il quinto per pagare l’unico avvocato che l’abbia mai difeso. Infatti il 51enne è sempre risultato contumace durante il processo penale e ora anche in quello civile. Un fantasma a cui inizialmente i giudici avevano addossato tutta la colpa dello scempio ambientale partito dalla Lombarda Petroli, ritenendo che fosse stato lui ad aprire i serbatoi delle cisterne dell’ex raffineria trasformata in deposito di idrocarburi e condannandolo a 5 anni di reclusione per disastro doloso. Lui sostiene di non essere neanche uscito dalla guardiola la notte del 22 febbraio di 14 anni fa perché pioveva a dirotto. Alla fine ha evitato il carcere, ma non la condanna in solido ai risarcimenti dei danni come prevede la legge. Intanto un avvocato ottenuto sempre tramite conoscenze si è offerto “pro bono“ di avviare per suo conto l’iter giudiziario per liberare l’appartamentino, quella proprietà che gli impedisce di fatto di entrare in lista per una casa popolare.
S.T.