La corale “Edoardo Preda“ compie mezzo secolo. Alla guida, dopo la morte dello zio - che fondò il gruppo - c’è Alessandra Preda. "Abbiamo circa 30 persone di cui 3 tenori e 3 bassi, per il resto sono tutte voci femminili – racconta Alessandra Preda –. Purtroppo, con il passare degli anni ci sono sempre meno uomini disponibili. E ne avremmo tanto bisogno e aspettiamo a braccia aperte chiunque volesse partecipare il lunedì sera alle prove all’oratorio alle 21. Basta solo avere voglia di cantare".
La corale anima le messe e le celebrazioni liturgiche. Ma partecipano anche ad eventi in tutta Italia: "Siamo una grande famiglia. In questo mezzo secolo ne abbiamo fatta di strada, io ho iniziato a cantare a 6 anni, è stato mio zio a portarmici. Per il Giubileo delle corali, che cade proprio nel nostro importante compleanno saremo a Roma".
Per cantare alle Messe della parrocchia Santi Nazzaro e Celso ci sono altri due gruppi: il coro giovani e i piccolissimi del coretto.
"Canto qui da quarant’anni – racconta una corista –. È nata da un manipolo di ragazzine adolescenti con la voce che andava su e giù a seconda degli ormoni. Poi si è arricchita di altre voci, mentre le ragazzine sono diventate donne e ’morosate’. Naturalmente il ’moroso’ veniva passato al setaccio pignolo di tutti gli amici coristi. Se approvato, diventava ufficiale e ci si sposava. La sera precedente il matrimonio si andava a fare la serenata sotto il balcone della sposa, anche senza la complicità del futuro sposo. Tutti i matrimoni battezzati dal canto della corale sono andati benissimo".
"Io sono arrivata in corale mentre aspettavo il mio primo figlio Pietro e mi dicevano che eravamo in due a cantare – continua –. A sei anni Pietro si è ammalato di leucemia e dopo qualche mese è stato sottoposto al trapianto di midollo. La sera precedente il trapianto tutta la corale si è raccolta nella cappella dell’ospedale e ha cantato per noi: "Chi canta prega due volte, considerato che eravamo una trentina di voci, quella sera almeno sessanta preghiere contemporaneamente sono salite in cielo. La mattina dopo, in corsia, mentre mio figlio veniva trapiantato io ero in pace. Ricordo che le infermiere mi chiedevano un po’ stupite come mai fossi così tranquilla, Ricordo di aver risposto, “ieri sera tutta la mia Corale è venuta qui per noi. Pietro oggi ha quarant’anni. Ed è un marito e un padre".