STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

Il padre padrone alla sbarra. La denuncia a metà della figlia: "Pensava solo a proteggermi"

La ragazza ha raccontato di botte e maltrattamenti, fino a essere persino sequestrata in camera. Il passo indietro in tribunale: "Voleva controllarmi la vita, ma poi ho capito che lo faceva per me".

L’imputato è una vecchia conoscenza dei carabinieri di Carate Brianza

L’imputato è una vecchia conoscenza dei carabinieri di Carate Brianza

Carate Brianza, 26 febbraio 2025 – “Ha sbagliato, ma è sempre mio padre. Voleva controllarmi la vita, ma poi ho capito che lo faceva per proteggermi. Non dovevo denunciarlo”. Ma quando il giudice l’avverte che rischia a soli 20 anni l’accusa di falsa testimonianza, conferma le accuse di maltrattamenti, lesioni personali e sequestro di persona nei confronti del genitore.

Il padre padrone

Un 38enne di Carate Brianza, attualmente agli arresti domiciliari, la cui fedina penale si è arricchita di molte condanne: due anni per avere perseguitato le impiegate dei servizi sociali del Comune dell’Area minori e famiglie che avevano preso in carico la ex compagna e madre dei suoi 4 bambini dopo una denuncia di maltrattamenti in famiglia che gli è costata altri 2 anni di reclusione e poi 14 mesi per resistenza a pubblico ufficiale per avere aggredito i carabinieri arrivati a casa sua per una perquisizione.

Oppressivo

Ora le accuse di maltrattamenti nei confronti della figlia primogenita avuta da una precedente relazione. A 18 anni la ragazza ha denunciato che il padre la sottoponeva ad un “regime oppressivo”: non poteva uscire a cercarsi un lavoro, né scegliere i vestiti da indossare, e neanche avere rapporti con la madre, che la giovane aveva deciso di lasciare per iniziare a vivere con il padre.

Controllo ossessivo, insulti di ogni genere come "maledetto il giorno che non ti ho fatto morire in pancia", botte ed esplosioni di rabbia.

I maltrattamenti

A ottobre 2023 la giovane avrebbe chiesto il permesso di andare a una festa con un’amica, che le viene accordato. Ma l’abito scelto per la serata sarebbe stato giudicato troppo provocante e la discussione sarebbe finita con uno schiaffo e con la vittima chiusa a chiave in camera e il divieto di usare il telefono.

A novembre sarebbero volate botte per il solo fatto di avere videochiamato la madre e la ragazza ne era uscita con un dito fratturato. Il giorno di Natale l’ennesima lite violenta sarebbe nata da presunte trasparenze del suo abito.

"Una volta urlavo e mi ha messo due dita in bocca e mi ha morso un labbro perché aveva paura che i vicini di casa chiamassero i carabinieri e lui aveva già diversi problemi", ha poi aggiunto al racconto la ventenne ieri in aula al Tribunale di Monza.

La difesa

Ma secondo la difesa dell’imputato le cose non stanno proprio come sostiene la ventenne che, nonostante i presunti abusi, poi è tornata altre volte a vivere dal padre, che non l’avrebbe mai sequestrata in casa visto che abita al piano rialzato e che una volta anche lei avrebbe ferito.

"Sì, l’ho colpito con il bastone dell’armadio lacerandogli un sopracciglio e ho tentato di scavalcare il balcone, ma mi sono distorta una caviglia". Si torna in aula a maggio.