REDAZIONE MONZA BRIANZA

"Il ragazzo ritirato da scuola: un fallimento"

"Come possiamo andare a insegnare agli studenti il valore della legalità, come possiamo organizzare spettacoli e conferenze su mafia e...

Gli striscioni appesi dagli studenti alle finestre della sede centrale del liceo Parini in via Gramsci

Gli striscioni appesi dagli studenti alle finestre della sede centrale del liceo Parini in via Gramsci

"Come possiamo andare a insegnare agli studenti il valore della legalità, come possiamo organizzare spettacoli e conferenze su mafia e bullismo se poi si tiene un atteggiamento omertoso e siamo noi adulti a non proteggere e a non dare ai ragazzi l’esempio".

Si alza una voce dal mondo dei genitori sul caso della professoressa picchiata da un suo studente che sta tenendo banco in questi giorni. A parlare, dietro la garanzia dell’anonimato, è una mamma che nella vita si impegna come educatrice e regista teatrale proprio di spettacoli contro la mafia da portare nelle scuole. La cosa che non va bene e le fa ribollire il sangue è proprio quella che parecchi studenti nelle loro proteste hanno definito “omertà“.

"E purtroppo sono d’accordo con loro. Questa situazione è stata mal gestita, i ragazzi ne sono venuti a conoscenza solo giorni dopo e per conto loro. La dirigenza del liceo ha steso una cortina di silenzio".

Forse c’era necessità di prudenza e rispetto della privacy.

"No, questo è stato un atteggiamento omertoso. C’è stato un problema educativo. I genitori dovevano essere avvisati immediatamente di quanto successo. Non si può chiedere di firmare come ogni anno un Patto di corresponsabilità fra scuola e famiglie e poi violarlo e tentare di insabbiare tutto".

I ragazzi sono delusi.

"Grave non aver messo tutto alla luce del sole, non possiamo insegnare che l’omertà è un atteggiamento mafioso e poi comportarci in modo diametralmente opposto".

Il preside ha tentato di gettare acqua sul fuoco...

"Il preside aveva il dovere di denunciare e dichiarare la scuola parte lesa in questa vicenda. E invece ha scritto una lettera infiocchettata di belle parole, in cui è stato dimenticato il valore educativo delle sue azioni. I ragazzi ascoltano le parole degli adulti, ma vedono soprattutto il nostro esempio".

Forse si voleva proteggere un ragazzo difficile.

"E la scuola deve educare tutti, anche i ragazzi difficili, tutti hanno il diritto di avere un’istruzione, ma l’unica cosa che si è ottenuta è stata la decisione dei suoi genitori di ritirare il figlio da scuola. Che ne sarà di lui? Questo è un fallimento come comunità civile. La scuola doveva sospendere, punire quel ragazzo ma poi reintegrarlo. Così invece gli adulti stanno dando solo un esempio sbagliato. Perché non dire subito “ragazzi c’è stato un problema. State tranquilli stiamo lavorando affinché le cose tornino tranquille“? Perché questo episodio arriva proprio sotto iscrizioni? Paura del buon nome della scuola?".

Dario Crippa