Era completamente incapace di intendere e di volere quando lo scorso settembre ha aggredito un suo vicino di casa di 60 anni colpendolo alla testa con 19 colpi di mazza da baseball, fino a spezzarla, e ferendolo gravemente. Lo ha rivelato una perizia psichiatrica disposta dalla Procura per i minorenni di Milano sul 16enne arrestato dai carabinieri dopo il fatto e che a febbraio è chiamato in Tribunale a rispondere dell’accusa di tentato omicidio. Un procedimento penale destinato a concludersi con la non imputabilità per totale infermità mentale del giovane, che ora si sta curando in una apposita struttura pubblica.
Vittima della violenta aggressione, in un condominio in via Friuli, era stato un imprenditore che era sceso la sera nel garage con la moglie per mostrarle l’auto nuova, poi rimasto solo mentre lei andava a buttare la spazzatura e risaliva in casa. L’uomo, che dopo aver ricevuto il primo colpo alla testa ha gridato e chiesto "perché?", non aveva mai perso conoscenza ma era finito in gravissime condizioni in ospedale dove, fortunatamente, è riuscito progressivamente a riprendersi.
Il 16enne aveva abbandonato la mazza sul posto ed era tornato nella sua abitazione. A chiamare i militari poi erano stati i suoi stessi familiari, dopo aver notato tracce di sangue sui suoi vestiti. Per il giovane era scattato l’arresto. "Non so perché l’ho fatto", aveva detto nel suo interrogatorio il 16enne, che quella sera avrebbe sentito l’impulso di aggredire, forse sotto effetto di stupefacenti che assumeva da tempo, e avrebbe scelto "a caso".
A quanto emerso il 16enne, figlio di professionisti, aveva già manifestato i segni di una mente disturbata ed era per questo già seguito per una terapia psicologica. Il giovane non aveva solo i problemi con la droga, più seri di quelli scoperti e immaginati dopo la prima perquisizione domiciliare, quando nella sua cameretta sono emerse alcune canne con residui di marijuana, e relativi anche alla sporadica assunzione in passato di cocaina. Ma anche quelli con la scuola. Da diversi giorni, infatti, il giovane aveva deciso di non entrare più in classe. Un gesto che avvalora lo stato di disagio psichico, e confusionale, in cui è stato trovato dagli inquirenti e che lo avevano portato a rifugiarsi nei suoi pensieri, sempre più tormentati, sfociati improvvisamente nel gesto consumato nei sotterranei del condominio.
Ma la Procura dei minori ha subito compreso questa situazione e ha lasciato che il ragazzo lasciasse il carcere Beccaria di Milano per essere ricoverato in una struttura dove può affrontare un periodo di cura.