Seregno (Monza) – Alimentavano un traffico di farmaci oppioidi attraverso ricette false compilate da un medico complice che consentivano di ritirare le medicine in numerose farmacie del Nord Italia approfittando dell’esenzione: in carcere otto persone, tre italiani e 5 egiziani, accusate a vario titolo di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un servizio pubblico, truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità.
Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri di Seregno al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Monza partita nell’ottobre dell’anno scorso grazie alla segnalazione di un farmacista di Seveso. Il medico si era insospettito per via di una cliente (tra le persone arrestate) che era andata a ritirare i medicinali esibendo due prescrizioni rilasciate a nome di altrettanti uomini, che lei sosteneva fossero il compagno e un amico. I carabinieri hanno accertato che i due pazienti non risultavano assistiti dal medico di base che aveva firmato le ricette e che, solo dall’inizio dell’anno, quest’ultimo aveva compilato oltre 750 ricette per oltre 1.300 confezioni di farmaci contenenti ossicodone e tramadolo (normalmente utilizzati nell’ambito delle terapie del dolore). Dopo mesi di intercettazioni, pedinamenti e servizi di sorveglianza, è stato possibile ricostruire nel dettaglio un vasto traffico di medicinali oppioidi, acquisiti grazie a prescrizioni false - intestate pazienti ignari - rilasciate dietro compenso (svariate decine di euro per ciascuna ricetta) da un medico di base con un ambulatorio in provincia di Milano e poi immessi nel mercato nero della droga.
I farmaci venivano ritirati dagli arrestati in numerose farmacie non soltanto in Brianza, ma anche a Milano, Varese, Pavia, Como, Novara, Bologna, Firenze, Parma, Modena, Bergamo e Vicenza: una tecnica utilizzata per evitare di suscitare sospetti nel personale. E il ritiro avveniva senza che gli indagati sostenessero alcuna spesa proprio grazie all’espressa indicazione terapica certificata dal medico e quindi interamente a carico del Servizio sanitario nazionale. Le indagini hanno permesso di appurare il ritiro di oltre 70.000 pastiglie, vendute al dettaglio tra i 20 e i 30 euro l’una o in confezioni a un costo di oltre 70 euro, per un giro d’affari stimato in oltre un milione di euro e con un danno, per il Servizio sanitario, di 120mila euro.