Quasi un milione e 46mila euro di risarcimento dei danni per lo scempio dello sversamento dalla ex Lombarda Petroli, la notte del 22 febbraio 2010, di quasi 2mila 500 tonnellate di gasolio e oli combustibili, che dal fiume Lambro finirono fino al mare Adriatico. Lo ha ottenuto Regione Lombardia dalla decima sezione civile del Tribunale di Milano, che nell’aprile 2023 ha riconosciuto responsabili in solido i due condannati penalmente con sentenza definitiva per disastro colposo, il titolare Giuseppe Tagliabue, a cui è andata la pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione e il custode Giorgio Crespi, a cui è stato inflitto 1 anno e 6 mesi. Movente la volontà del responsabile della ex raffineria di provocare lo sversamento per non pagare le imposte, senza però prevedere quali sarebbero state le conseguenze (da qui la colpa e non il dolo come inizialmente contestato). Regione Lombardia aveva trascinato nella causa civile anche il fallimento della Lombarda Petroli, ma i giudici hanno ritenuto che il riconoscimento di un diritto al risarcimento dei danni è stato disposto in sede penale solo per Tagliabue e Crespi e nei confronti del fallimento la pretesa "è da azionare nella procedura concorsuale". Giuseppe Tagliabue si opponeva alla richiesta sostenendo di non essere stato condannato dal giudice penale a risarcire i danni a Regione Lombardia, ma il Tribunale di Milano ha ritenuto che "è stato definitivamente accertato il fatto dannoso" quando nel 2014 il Tribunale di Monza "ha configurato il disastro ambientale essendo di immediata percezione l’impatto devastante del riversamento nell’ambiente di 2.409 tonnellate di idrocarburi che comportò un’estesa contaminazione di corpi idrici dal comune di Monza al mare Adriatico" condannando soltanto il custode, ma in appello nel 2016 è stato condannato anche Tagliabue per "il grave inquinamento ambientale delle acque e delle coste, provocando la morìa di pesci, molluschi e uccelli, oltre che l’impossibilità di usare le acque per irrigare i terreni".
Regione Lombardia ha dimostrato l’esborso economico per gli "interventi di prima urgenza", per la tutela del Parco regionale della Valle del Lambro, per quanto eseguito anche nell’intervento di Arpa. Nell’immediatezza dello sversamento, Regione e altri Enti, come la protezione civile, intervennero chiudendo il depuratore di San Rocco e le dighe delle centrali elettriche lungo il Lambro e il Po ed eseguirono interventi di contenimento della "marea nera".