REDAZIONE MONZA BRIANZA

Il robot Artù e il cerotto intelligente. Il sogno: ricreare organi funzionali

Oggi è possibile realizzare piccole porzioni tridimensionali contenenti le differenti componenti cellulari. Così si studiano soluzioni su misura per malattie come la Sla e l’Alzheimer o la leucemia linfatica cronica.

Oggi è possibile realizzare piccole porzioni tridimensionali contenenti le differenti componenti cellulari. Così si studiano soluzioni su misura per malattie come la Sla e l’Alzheimer o la leucemia linfatica cronica.

Oggi è possibile realizzare piccole porzioni tridimensionali contenenti le differenti componenti cellulari. Così si studiano soluzioni su misura per malattie come la Sla e l’Alzheimer o la leucemia linfatica cronica.

Dal robot Artù, al servizio dei ricercatori, fino alla creazione del cerotto transdermico in grado di prelevare liquidi interstiziali, usato per fare prelievi e diagnosi da remoto, accoppiato con un sensore elettrico a uno smartphone, in modo che il medico possa accertare la situazione in tempo reale.

Nei laboratori dell’U28 la creatività è al servizio della medicina del futuro. Qui un gruppo di ricerca sta lavorando alla realizzazione di modelli tridimensionali di tessuti sani e patologici, ricreando un microambiente cellulare personalizzato. Il grande obiettivo, che potrebbe essere centrato tra alcuni anni, è la possibilità di produrre organi funzionali.

Oggi è possibile biostampare porzioni di organo e porzioni di tessuto contenenti le differenti componenti cellulari. I ricercatori stanno lavorando per “convincere” linee cellulari differenti a funzionare nel modo giusto, ricostruendo un microambiente che sia il più vicino possibile a quello dell’organo o del tessuto naturale. Il 3D bioprinting richiede un team di ricerca multidisciplinare, in cui le competenze su fisiologia, cellule e materiali siano ben integrate. Si parte dagli organi e dalle loro caratteristiche, passando per le funzionalità e i componenti cellulari, e si finisce con il disegno di materiali che, insieme alle cellule, verranno biostampati.

Al secondo piano c’è il gruppo di biofisici del professor Francesco Mantegazza. "Lavoriamo con la leucemia linfatica cronica. Cerchiamo dei marcatori meccanici che caratterizzano la patologia sia nella sua progressione che nella risposta ai trattamenti farmacologici mirati", spiega Riccardo Campanile. "Cerchiamo i marcatori meccanici per vedere come rispondono le cellule e valutare la possibilità di nuove terapie".

"In autunno avremo il robottino Artù – annunciano da un altro laboratorio Francesca Cadamuro, chimica, ricercatrice, e Marco Piazzoni, biotecnologo, assegnista –. Il nostro gruppo realizza più materiali applicati alla ricerca sui tumori. Facciamo modellini in laboratorio ricreando il tumore del paziente con le sue stesse cellule e sviluppando un’impalcatura in 3D dove fare crescere queste cellule". Il robot si inserisce nella parte di sviluppo dei materiali.

"Prima di trovare quello giusto dobbiamo fare moltissime prove e il robot collaborativo, Artù R-2, farà queste operazioni più velocemente, potrà stare in laboratorio con noi e riuscirà anche a prendere decisioni in autonomia. Stiamo istruendolo".

Al primo e secondo piano ci sono le stampanti in 3D per effettuare la biostampa con le cellule per ricreare i tessuti.

"Lavoriamo su diversi tumori, pancreas, colon, nanoblastoma, in uno scambio continuo con l’ospedale e la clinica". Ricreando le cellule del paziente, è possibile anche individuare marcatori in grado di mostrare come evolve la malattia. I materiali biostampati sono i mattoncini della ricerca. "Qui la vita è al dettaglio, cambi una virgola e non funziona più niente – spiega Marco –. Ci sono tanti giorni in cui non funziona niente, e poi finalmente accade qualcosa. Allora, quando in pochi giorni raccogli il risultato di anni, è molto gratificante".

"È bello pensare alla possibilità di portare un pezzettino seppure piccolo nella cura dei tumori. Avere qui l’ospedale ci permette di fare una ricerca dove davvero vediamo il mattone – confessa Francesca –. È quello che ti fa alzare la mattina".

Monica Guzzi