
Il sindaco di Seregno punta la sua strategia difensiva sulla buonafede
"Non ho mai supinamente recepito tutte le indicazioni che provenivano da altri per dare attuazione all’aggregazione industriale tra Aeb e A2A". Il sindaco Alberto Rossi, alla vigilia dell’udienza che lo vede sul banco degli imputati insieme all’assessore Giuseppe Borgonovo, al segretario generale del Comune, alla ex presidente di Aeb e altre due persone, respinge con forza le accuse.
Soprattutto dice no alla tesi della Procura che, rilevando l’ipotesi di reato di turbativa d’asta, in quanto operazione portata a termine senza avere mai indetto una gara a evidenza pubblica, gli contesta di aver subito decisioni altrui. L’ipotesi della corruzione è già stata stralciata. All’inizio si era paventata anche questa possibilità, ma poi le testimonianze raccolte in fase di indagine hanno permesso di eliminare questo filone: l’operazione non è stata condotta dal sindaco a fini personali per intascare qualcosa. Rossi spiega che anche l’operazione non è stata presa a scatola chiusa e portata avanti per l’interesse di altri. Sono stati chiesti pareri. "Di sicuro mi sono fidato – afferma Rossi – anche se non supinamente. Mi sono fidato di tutti i professionisti coinvolti, così come di Aeb, della presidente Loredana Bracchitta, dei legali interpellati. Ci hanno tranquillizzato sul fatto che l’operazione si poteva realizzare senza indire una gara pubblica. Un parere che ha di fatto superato il problema dell’obbligo di una gara, mentre dal punto di vista economico non abbiamo mai avuto dubbi. Senza il parere di professionisti importanti io e il segretario generale del Comune non avremmo mai rilasciato il nulla osta per l’esecuzione dell’operazione o, almeno, ci avremmo pensato una volta in più chiedendo ulteriori approfondimenti".
Rossi, dalla sua, porterà in aula anche le intercettazioni per chiarire che non ha eseguito la volontà di altri. Da queste emerge che il 18 maggio 2020 aveva contattato la ex presidente di Aeb per sollecitare la consegna della due diligence (attività di indagine e di acquisizione di informazioni su una società con lo scopo di valutarne punti di forza e di debolezza) richiesta dal consigliere comunale Tiziano Mariani: "A non inviarla e a non dir nulla – sosteneva il primo cittadino – politicamente sembra che ci sia qualcosa che non va. Loredana, spiegami perché, mi sembra di crearci un problema molto evitabile". Richiami ripetuti nei giorni successivi finché il 29 maggio dello stesso anno, di fronte a una presidente spazientita per le continua richieste di accesso agli atti, Rossi faceva notare: "Non sono matti. O, se lo sono, non per questo. È un loro diritto". Proprio la mancata consegna della due diligence era stata poi la causa della lunga disputa, finita nelle aule dei tribunali.
"Senza quella – aveva ricordato Mariani – non sono in grado di capire la validità dell’operazione e non sono messo nelle condizioni di esercitare il mio ruolo di consigliere comunale". A distanza di anni, dalle intercettazioni, si scopre che il sindaco gliel’avrebbe consegnata senza alcun problema. Lunedì l’udienza non dirà proprio nulla. Di tutte queste cose se ne riparlerà tra mesi. Rossi parte da una certezza: l’unico intento era quello di dare un futuro al gruppo Aeb garantendo un miglior posizionamento sul mercato. E assicura: senza intrallazzi, senza subire e senza forzare la mano ad altri.