STEFANIA TOTARO
Cronaca

Il tesoro nel salotto di casa. Ritrovati i reperti del Perù

Un privato scopre da una rivista di avere una preziosa bambola funeraria. Altre ceramiche e tessuti di epoca preispanica erano in vendita all’asta.

La consegna dei reperti all’ambasciatore peruviano da parte dei carabinieri del Nucleo culturale di Monza

La consegna dei reperti all’ambasciatore peruviano da parte dei carabinieri del Nucleo culturale di Monza

Una bambola funeraria, una ciotola e un bicchiere in ceramica in stile Nasca, una bottiglia scultorea in ceramica in stile Moche e un frammento di tessuto realizzato con fibre di cotone e camelide in stile Chimù. Sono reperti archeologici preispanici esportati illegalmente dal Perù e recuperati in due operazioni dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Monza, che ieri li hanno restituiti all’ambasciatore dello Stato sudamericano. Nella prima gli uomini al comando del capitano Michele Minetti hanno sequestrato una muñeca funeraria della civiltà Chancay, segnalata alla Soprintendenza di Pavia da un cittadino di Vigevano che, sfogliando una rivista, aveva notato una bambola con le medesime caratteristiche di quella che lui stesso conservava da tempo in casa, portata dal padre di ritorno da un viaggio oltreoceano. I militari monzesi hanno recuperato il reperto dopo averne accertato l’effettiva provenienza dal Perù. Nel secondo caso, invece, sono stati proprio i funzionari del ministero della Cultura peruviano a segnalare ai carabinieri del Nucleo di stanza alla Villa Reale la presenza di quattro reperti archeologici in vendita in una casa d’aste bresciana, richiedendone la restituzione.

Si trattava di una ciotola e un bicchiere in ceramica appartenenti allo stile preispanico Nasca (primo periodo intermedio 200 a.C.- 600 d.C.), una bottiglia scultorea in ceramica appartenente allo stile preispanico Moche (primo periodo intermedio 200 a.C.- 600 d.C.) e un frammento di tessuto realizzato con fibre di cotone e camelide appartenente allo stile Chimù (periodo tardo intermedio 1000 d.C.- 400 d.C.), tutti risultati oggetto di esportazione illecita dal Paese sudamericano. Al momento non risulta alcuna persona denunciata, ma le indagini sono ancora in corso. Ancora una volta l’Arma ha svolto un ruolo centrale ed esclusivo nella tutela del patrimonio culturale, svolgendo una funzione di collegamento tra Forze di polizia, autorità giudiziarie, istituzioni e privati cittadini. L’incessante impegno dei “monuments men“ di Monza consente, nell’ambito di procedure giudiziarie o extragiudiziarie, di restituire allo Stato italiano o, come in questo caso, ai Paesi d’origine beni sottratti illegalmente, in modo che le comunità di provenienza possano riappropriarsi della propria identità culturale e storica e metterla a disposizione delle generazioni presenti e future.