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Ilaria Salis, prigioniera in Ungheria: “Ora l’Italia deve farsi valere”

Manca una settimana alla prima udienza del processo. L’insegnante 39enne è accusata di aver aggredito due manifestanti durante la commemorazione del Giorno dell’Onore che celebra un battaglione nazista

Ilaria Salis

Ilaria Salis

Ci sono "tantissimi amici veri, che ci stanno aiutando e che ci stanno facendo commuovere". E poi c’è lo Stato italiano, che "per ora ha sventolato giusto un ventaglio per fare un po’ di vento mentre le condizioni di Ilaria dipendono da quanto sarà capace di battere i pugni sul tavolo": manca una settimana alla prima udienza del processo e Roberto Salis teme per le sorti di sua figlia Ilaria, rinchiusa dall’11 febbraio dell’anno scorso nel carcere di Budapest con l’accusa di aver aggredito due manifestanti durante la commemorazione del Giorno dell’Onore che celebra un battaglione nazista.

Le condizioni della 39enne insegnante, ex studentessa del liceo classico Zucchi di Monza, sono buone, ha detto il papà all’Ansa, anche se "continua a condividere la sua cella sporca con le cimici e altre 8 persone". Lunedì prossimo sarà a Budapest per "un’udienza che di per sé non ha alcuna rilevanza, visto che le verrà giusto chiesto se si considera colpevole", ma Roberto Salis ripone molte speranze nell’incontro che avrà domani a Roma con "un alto rappresentante del governo: mi aspetto un piano operativo e non certo un chiacchiera". Per smaltire la "delusione per le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio: un rappresentante della Repubblica non possa permettersi di sostenere che, a causa di azioni dei suoi predecessori, non può fare nulla perché non è credibile". Mentre prosegue la mobilitazione e la raccolta firme per la liberazione di Ilaria.