Ilaria Salis, la Lega: “Nel 2017 aggredì militanti nel nostro gazebo a Monza”. La replica dell’avvocato: “È stata assolta”

Continua la bufera sulla 39enne detenuta a Budapest dopo le foto in tribunale con mani e piedi legati e al guinzaglio. Il partito di Salvini tira fuori una storia di sei anni fa

Monza, 31 gennaio 2024 –  Continua a tenere banco il caso Ilaria Salis. L’italiana di 39 anni da quasi un anno in carcere a Budapest perché accusata di aver aggredito due estremisti di destra è stata mostrata a processo al guinzaglio e in catene. Il governo italiano si sta muovendo per trovare una soluzione. L’obiettivo è ottenere pene alternative da scontare in Italia.

Ilaria Salis (nel cerchio) durante il corteo della Lega nel 2017
Ilaria Salis (nel cerchio) durante il corteo della Lega nel 2017

Intanto, l’avvocato Eugenio Losco, uno dei legali italiani che assiste la donna, ha delineato la strategia difensiva: “Stiamo valutando la possibilità di fare ricorso immediato alla Corte europea di Strasburgo per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che è già costata altre condanne all’Ungheria”. E ha sottolineato: “La violazione è palese, visto come è stata portata con un guinzaglio in aula”. 

Ilaria Salis
Ilaria Salis

Lega: “Nel 2017 aggredì militanti nel nostro gazebo a Monza”

Ma nel frattempo, la Lega tira fuori un episodio di sei anni fa. In una nota il Carroccio ha detto che "le immagini di Ilaria Salis incatenata in Ungheria sono scioccanti”, ma ha anche aggiunto che “il 18 febbraio 2017, a Monza, un gazebo della Lega veniva assaltato da decine di violenti dei centri sociali, e le due ragazze presenti attaccate con insulti e sputi da un nutrito gruppo di facinorosi. Per quei fatti Ilaria Salis è finita a processo, riconosciuta dalle militanti della Lega. Le sue vicissitudini offrono l’opportunità di ribadire che il legittimo esercizio del dissenso non può mai sfociare in episodi di violenza, soprattutto come quelli messi in atto contro giovani indifese aggredite da un branco come successo a Monza”.

La replica del legale: “È stata assolta”

Immediata la replica del legale dell’italiana detenuta in Ungheria. “Ilaria Salis è stata assolta per non aver commesso il fatto in relazione all’episodio dell’aggressione al gazebo della Lega nel 2017 - ha sottolineato Losco - La signora Salis non è stata affatto individuata dalle due militanti della Lega ma solo individuata come partecipante al corteo che si svolgeva quel giorno a Monza da un video prodotto in atti. Il giudice nella sentenza ha specificato che risulta aver partecipato solo al corteo senza in alcun modo aver partecipato all’azione delittuosa di altre persone nè di aver in qualche modo incoraggiato o supportato altri a farlo”.

Il contrattacco 

La Lega però non molla. Ed va al contrattacco: “L'avvocato Roberto Zingari assiste una delle militanti della Lega aggredite e insultate a Monza nel 2017: è determinato a promuovere azioni e a utilizzare tutti gli strumenti di legge per fare piena luce su quell'episodio di gravissima violenza politica – specifica l'ufficio stampa del partito di Matteo Salvini”. “L'aggressione fisica, gli insulti e gli sputi contro una ragazza non possono restare impuniti”, ha spiegato l'avvocato Zingari.

E subito ecco il commento dell’avvocato Eugenio Losco, legale della Salis, all’Ansa: “La Lega era parte offesa e si poteva costituire in giudizio come parte civile ma non lo ha fatto. È stato lo stesso pm a chiedere l'assoluzione e quindi non ha fatto appello quando il giudice ha assolto tutti gli imputati, compresa Ilaria Salis”. “Oltre alle due militanti - ha proseguito l’avvocato - testimoniò anche Federico Arena, segretario della Lega di Monza, e quindi il processo era ampiamente noto alla Lega, che comunque non si costituì parte civile”.

Il video che scagiona Ilaria Salis

Due cortei contrapposti, un presidio e un gazebo devastato: in quel 18 febbraio del 2017 ci fu molto lavoro per le forze dell'ordine in un sabato di tensione particolare a Monza. Tutto era nato qualche giorno prima, il 13 febbraio, quando l'Associazione amici e discendenti degli esuli (Ades), legata a Lealtà Azione, aveva dato appuntamento alla Villa Reale di Monza per il sabato successivo per celebrare il Giorno del Ricordo, la commemorazione in memoria delle vittime delle foibe. Immediata la reazione di Anpi e Aned che chiesero di poter effettuare un presidio a cui aderirono altre realtà, dalla Cgil al centro sociale Foa Boccaccio. A tutti il questore concesse un presidio ma vietò di manifestare per le vie della città per evitare che i due gruppi venissero a contatto.

Di fatto, i militanti di Lealtà Azione marciarono dalla loro sede fino alla Villa Reale, dove si trovarono anche militanti di Fratelli d'Italia con l'attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa. Fecero un breve corteo anche i militanti del Boccaccio che, dalla sede del centro sociale, attraversarono via Italia, una strada pedonale del centro, per arrivare al presidio dell'Anpi. Proprio in quella strada passarono di fianco a un gazebo allestito dalla Lega per il tesseramento e lo distrussero, con una delle due militanti presenti dei Giovani padani che girò un breve video rilanciato sui social del Carroccio. "Ecco la tolleranza dei kompagni che amano i clandestini e odiano gli italiani: aggredire, spaccare, insultare! Vergognatevi, vigliacchi!”, scrisse Matteo Salvini.

Proprio quel video è stato alla base del processo con quattro antagonisti imputati, tra i quali Ilaria Salis, procedimento arrivato a sentenza il primo dicembre del 2023 con il giudice Maria Letizia Borlone che ha accolto la richiesta di assoluzione avanzata non solo dalla difesa ma anche dal pubblico ministero, spiegando che per gli imputati “la mera partecipazione al corteo senza partecipazione o istigazione all'azione delittuosa non può costituire un'ipotesi concorsuale neanche morale”. Inoltre, nelle motivazioni la giudice scrisse che Ilaria Salis mise «il braccio dietro la schiena ad un giovane che aveva appena buttato a terra la bandiera leghista, come ad invitarlo a proseguire nel corteo”. Come testimoni vennero sentite le due militanti della Lega e anche il segretario cittadino del Carroccio, Federico Arena, che divenne poi assessore alla Sicurezza con il nuovo sindaco Dario Allevi, che aveva materialmente sporto la denuncia. Pur essendo parte offesa, la Lega non si è costituita parte civile in un processo che si è quindi chiuso in primo grado, visto che il pm non ha fatto ricorso.