Monza, 21 maggio 2019 - Verrà fatto chiudere l’anno prossimo, allo scadere del contratto di concessione col Comune, l’impianto della Cem Centro Ecologico Monza srl attivo dal 2013 lungo viale delle Industrie, a ridosso dei quartieri di San Damiano e Sant’Albino. E sarà la conclusione di una delle questioni più grigie della pubblica amministrazione monzese dell’ultimo decennio, una vicenda che ha permesso di far costruire un impianto di trattamento di rifiuti speciali non pericolosi su un’area agricola, in contrasto con le norme urbanistiche vigenti, seguendo una procedura anomala tanto per la sottoscrizione della concessione dell’area da parte del Comune quanto nell’ottenimento delle autorizzazioni rilasciate dalla Provincia per l’avvio di un’attività che in questi anni ha creato alle famiglie residenti davanti all’impianto disturbo per i rumori e preoccupazioni sulle polveri disperse durante le lavorazioni.
Le anomalie riguardano il ruolo avuto nella vicenda dall’allora assessore all’Ambiente e al Patrimonio Giovanni Antonicelli, coinvolto dal 2013 nelle inchieste sia sulla camorra a Monza sia sulla corruzione in Comune. Antonicelli nel 2011, nella veste di rappresentate del municipio per l’Ambiente, partecipò alle conferenze dei servizi in Provincia per il rilascio delle autorizzazioni, prendendo parte a incontri tecnici a cui partecipano di solito solo funzionari e non esponenti politici. Una presenza inconsueta che permise a Antonicelli di dare parere favorevole per il municipio nonostante il progetto dell’impianto sarebbe stato realizzato in deroga al Pgt vigente. Nella veste di responsabile del Patrimonio Antonicelli istruì la delibera che nel 2011 ha portato a dare in concessione per 9 anni e 7 mesi, a un canone di 61.700 euro l’anno, i 12.340 metri quadrati di area agricola comunale su cui è stato costruito nel 2013 l’impianto. Grazie alla concessione fu superato anche l’ultimo ostacolo che impediva a metà 2011 il rilascio di una prima autorizzazione da parte della Provincia, l’ente locale con competenza sui rifiuti. Un’autorizzazione provinciale che poi è stata confermata a febbraio 2013 alla Cem srl per mettere in funzione l’impianto. Fin dall’avvio del centro rifiuti si sono susseguire le proteste, gli esposti e le denunce dei comitati di residenti di Sant’Albino e San Damiano, a fine 2013 l’impianto fu anche sottoposto a sequestro da parte della magistratura, negli anni successivi si sono ripetuti sopralluoghi e rilievi delle autorità ambientali sull’impatto acustico verso le abitazioni, sono state emesse ordinanze e diffide per il rientro nei limiti di legge delle emissioni, ma l’attività di trattamento dei rifiuti è comunque proseguita. E ora il caso della Cem srl ritorna in discussione perché è arrivata in Provincia la richiesta di una modifica dell’impianto, una pratica che come quelle dell’avvio del 2011 richiede i pareri di una conferenza dei servizi che è stata convocata per il 28 maggio. Abbastanza per rimettere in allarme i comitati che hanno subito chiesto che, almeno stavolta, i nuovi responsabili di Ambiente e Patrimonio del Comune "esprimano parere negativo in virtù degli enormi disagi subiti e sopportati da anni dai cittadini di Sant’Albino e San Damiano", scrivono.
Un appello rilanciato durante l’ultimo Consiglio comunale anche dal capogruppo di Civicamente Paolo Piffer e dal consigliere del Pd Egidio Longoni a cui ha dato risposta il vicesindaco Simone Villa. L’Amministrazione comunale si muoverà su due fronti contro l’impianto di viale delle Industrie per "ripristinare la normalità dei ruoli della pubblica amministrazione», ha detto in aula Villa. Per la conferenza dei servizi in Provincia sarà dato mandato ai funzionari comunali di esprimere parere negativo mentre, allo scadere della concessione del terreno comunale l’anno prossimo «non sarà dato il rinnovo. Non si è potuto procedere con un recesso anticipato perché dipende nono solo dal Comune ma anche dalla Provincia – ha spiegato Villa - Concluderemo la concessione, faremo ripristinare l’area e inoltre vogliamo realizzare anche qualcosa di nuovo, qualcosa che possa valere come un risarcimento per chi ha patito in questi anni la concessione dell’area".