MARCO GALVANI
Cronaca

In campo da trent’anni L’ultimo gol di Scanagatti

Dal Pci alla poltrona di sindaco, figura di spicco del centrosinistra monzese. Ora ha deciso di chiedere il cambio: "Largo ai giovani, non mi ricandido"

di Marco Galvani

Il Milan nel cuore – oltre al Monza, ovviamente – per scaramanzia non si sbilancia, ma "potrebbe essere il nostro anno". In ogni caso "sono un fanatico di Pioli. Perché al di là dei singoli giocatori, ha saputo fare squadra". Ecco, la città di Monza ha bisogno di questo. E "sono convinto che Paolo Pilotto saprà fare squadra, potendo contare sull’appoggio della coalizione e, innanzitutto, di Marco Lamperti".

Roberto Scanagatti non ha mai fatto mistero di sostenere la candidatura del giovane ingegnere ambientale. Prima ancora che il centrosinistra andasse alle primarie e uscisse il nome di Pilotto. "Io avrei lasciato il testimone alla nuova generazione, come successe a me. Oggi vedo un grande fermento tra i giovani che trovano residenza in una forza laica e progressista come il Pd". Lui, ancora in Consiglio comunale dopo aver perso per un pugno di voti la rielezione cinque anni fa, si prepara agli ultimi mesi di politica in prima fila. Dopo oltre trent’anni in aula, dalla fine degli anni Ottanta, quando a Monza era sindaca Rosella Panzeri. Lui, primo segretario cittadino del partito, il Pci di Berlinguer, entrato nel periodo buio delle Brigate Rosse e degli attentati, quando "avevamo 1.400 iscritti e una forte presenza nelle fabbriche, dalla Philips alla Singer e CGS". Lui che andò a manifestare davanti all’ambasciata russa quando ci fu l’invasione dell’Afghanistan. Il giovane Scanagatti cresciuto da "grandi come Franco Artelli, Vladimiro Ferrari e Alberto Secchi". Poi lo tsunami di tangentopoli e i primi passi della "Lega che allora picchiava duro sui meridionali". E torna il ricordo di quel manifesto con la scritta "No ai giudici terroni".

"E noi abbiamo candidato sindaco un magistrato, Ambrogio Moccia". L’opposizione in Consiglio, i Ds, l’Ulivo, il ruolo di vicesindaco e assessore al Bilancio sotto la giunta Faglia, capogruppo del Pd dai banchi della minoranza con il sindaco leghista Marco Mariani: "In quegli anni abbiamo gettato le basi per la vittoria del 2012. Una vittoria costruita sulla partecipazione". Poi i cinque anni di governo della città, "con l’impegno di dare continuità alla gestione precedente dove possibile. Perché quando diventi amministratore devi metterti in testa che hai l’obbligo di farlo al meglio nell’interesse della comunità". Scanagatti è stato anche il sindaco che "mentre la Lega raccoglieva firme ho preso un aereo e sono andato a Roma a salvare l’autodromo". Ma non è bastato a essere riconfermato nel 2017. Ultimo mandato in Consiglio per crescere i giovani, anche se "ormai è tutta un’altra politica". Mica come trent’anni fa, quando "in Consiglio la forza dei partiti era reale. Bastava un aggettivo sbagliato in un comunicato per fare e disfare le maggioranze". Allora "intervenivi sapendo di avere un plurale alle spalle". Nessuno ti faceva sconti: "Le battaglie le fai e le puoi perdere. E io ne ho perse tantissime. Eppure vale la pena di combatterle perché se lo fai bene, un po’ sei andato avanti. E piano piano ti avvicini ai successi".