
La compagnia teatrale porta il suo “Ritorno a Spoon River“ a Sovico e a Cesano Maderno. Nata da un gruppo di drammaterapia, da dieci anni propone spettacoli tratti da classici rivisitati.
Guarire grazie al teatro. Mettere in scena i propri conflitti più intimi per comprenderli, superarli o comunque affrontarli. E nello stesso tempo creare qualcosa di importante da condividere con il pubblico. È l’intento di Barbara Traversa, fondatrice e regista della compagnia “Viaggiatori erranti“. Il suo spettacolo “Ritorno a Spoon River“, dopo il successo registrato all’interno del carcere di Lecco e in molti altri luoghi della Lombardia, andrà in scena domani alle 21 al centro culturale Teatro OppArt di via Giovanni da Sovico 113 a Sovico e domenica 23 alle 17 in forma itinerante nell’ala nobile di Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno (ingresso libero ma su prenotazione).
Ecco come si presenta la compagnia dei Viaggiatori erranti: "Un avvocato, un metalmeccanico, un panettiere, un contabile, un civico attivo, un informatico, un baby pensionato, un lavoratore parastatale, una madre sclerata e il cane Poldo sono i “Viaggiatori erranti”, i protagonisti nonché ideatori di un viaggio nel teatro nato nel 2015 durante un corso di drammaterapia, poi “degenerato” in una serie di rappresentazioni. l viaggiatori sono erranti perché sono sempre in movimento e alla ricerca di nuovi stimoli da proporre al proprio pubblico, ma anche perché non hanno paura di mettersi in gioco e quindi di errare (sbagliare). Per questo i membri della compagnia non amano portare in scena opere con copioni prestabiliti, ma hanno deciso di farsi loro stessi sceneggiatori, riscrivendo e personalizzando testi che vanno dal tragicomico al drammatico, conosciuti o meno. Le opere teatrali sono riproposte arricchite da nuove parole e idee, offrendo la possibilità di vedere e apprezzare il mondo che ci circonda da una prospettiva diversa. Il viaggio degli erranti si materializza in sorprendenti rappresentazioni che raccontano sì una storia ma mirano al contempo a raggiungere un dialogo più profondo con gli spettatori, coinvolgendoli e dando vita a indimenticabili momenti di condivisione. Insieme ai personaggi anche la musica, il gioco e le emozioni entrano, per il tempo della rappresentazione, nella vita di chi guarda, lasciandovi un segno forse piccolo ma, si spera, ricco di contenuti".
Dell’ormai lunga avventura del gruppo teatrale ci parla appunto la regista, psicologa e drammaterapeuta Barbara Traversa.
Qual è la sua formazione? "Psicologia e teatro sono le mie grandi passioni e sono felice di essere riuscita a farle convergere in un percorso professionale e artistico. Sono psicologa, psicoterapeuta analitica individuale e di gruppo e drammaterapista (Centro Artiterapie di Lecco). Da anni mi dedico alla conduzione di gruppi, sia in ambito privato che pubblico, collaborando con diverse realtà del territorio di Monza e Brianza e Milano, tra cui La porta socchiusa di Piacenza, Teatrando di Seregno, La Casa delle donne di Desio, l’associazione Mercurio di Milano e il Consorzio di Desio e della Brianza. In queste esperienze ho attivato laboratori psico-espressivi in gruppo rivolti ad adulti, bambini, preadolescenti e adolescenti anche in ambito scolastico. Sono anche attrice, avendo studiato alla scuola di teatrodanza “Teatrando” di Seregno, dove ho avuto l’opportunità di entrare a far parte della compagnia teatrale dell’Elefante bianco e di Atto permettendo".
Come nascono i “Viaggiatori erranti“? "Ho creato il gruppo teatrale ormai dieci anni fa. I giochi di ruolo e le sessioni di drammaterapia con alcuni miei pazienti sono diventati qualcosa di più articolato e creativo. Questo genere di attività permette di superare resistenze e di diventare più consapevoli di sé entrando in risonanza con un personaggio".
Qual è stato il primo spettacolo messo in scena? "Una rielaborazione dei Promessi sposi, perché questo grande classico rappresenta attraverso i suoi personaggi diversi modi di affrontare la vita. Io ho assegnato i ruoli e insieme agli attori abbiamo rielaborato il testo in chiave personale. Ciascuno dei componenti del gruppo deve avere la possibilità di esprimersi. Sono spettacoli che nascono nel gruppo per il gruppo, anche se poi amiamo condividerli con il pubblico".
Come sceglie i testi da portare in scena? "Devono trattare tematiche che hanno a che fare con i pazienti e con me, devono “risuonarmi“ come drammaterapista, psicologa e regista e offrire personaggi adatti al mio gruppo di attori. Cerco di farli lavorare sul loro opposto. Il gruppo nel tempo è cresciuto, e l’anno scorso è diventato una vera e propria compagnia teatrale".
Quali altri testi avete portato in scena? "Dopo i Promessi sposi abbiamo rielaborato l’Antologia di Spoon River, prendendo spunto anche dall’album “Non al denaro, non all’amore né al cielo“ di Fabrizio De Andrè nella versione reinterpretata da Morgan. I personaggi sono stati però modernizzati. Per esempio l’ottico è diventato un venditore di cellulari, il medico uno spacciatore di farmaci sottobanco, il giudice un transgender. E abbiamo inserito il monologo di una donna morta di Covid. Si tratta di una riflessione collettiva sulla morte, proposta per pensare di più alla vita e all’importanza di non sprecarla".
L’anno scorso è nato uno spettacolo ispirato dall’Iliade... "Esatto, il testo che ci ha ispirato è quello di Alessandro Baricco, “spogliato“ di tutta la componente divina e mitologica e portato alla sua essenza profondamente umana. Un lavoro scritto millenni fa eppure incredibilmente attuale. Parla di conflitti: non solo di guerra tra due eserciti ma tra gli individui, i generi e anche di conflitti interiori".
Com’è stata l’esperienza nel carcere di Lecco? "Emozionante e coinvolgente sia per noi che per il pubblico. Non voglio suonare enfatica ma in quei momenti davvero le sbarre sono scomparse: non eravamo più attori e pubblico, liberi e detenuti, ma un gruppo di persone che condivideva un’esperienza insieme intima e collettiva. Sogno di poter proporre un laboratorio di drammaterapia all’interno del carcere".
Qualche anticipazione sul prossimo spettacolo? "Stiamo lavorando sulla “Commedia degli errori“ di Shakespeare, riambientata negli Stati Uniti degli anni ‘50. Colonna sonora, Elvis Presley".