DARIO CRIPPA
Cronaca

Inferno e abusi dietro le sbarre. Stupri in carcere, scatta l’allarme: "È la causa del 20% dei suicidi"

Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, commenta gli ultimi episodi "Servono altri agenti, ma pure psicologi, psichiatri e mediatori culturali: il numero delle denunce è bassissimo".

Nella casa circondariale di via Sanquirico sono detenute 740 persone a fronte di una capienza di 403 posti

Nella casa circondariale di via Sanquirico sono detenute 740 persone a fronte di una capienza di 403 posti

"Il caso di violenza sessuale in carcere a Monza ha “scoperchiato” una situazione che noi denunciamo da anni e di cui nessuno vuole parlare: sono centinaia, ogni anno, i casi di violenze sessuali, sopraffazioni, umiliazioni subìte da compagni di cella nei penitenziari come negli istituti per minori. Le conseguenze per i detenuti che subiscono la violenza sono devastanti specie a livello psichico sino a suicidi e tentativi di suicidio, oltre a varie forme di autolesionismo". A parlare è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, che si occupa quotidianamente di cosa avviene dentro le carceri. "Quando non arrivano le indagini a scoprirlo come nel caso del detenuto tunisino che a Monza ha violentato il compagno di cella, c’è la riprova che forse solo l’1% delle violenze sessuali in carcere viene denunciato, per paura, vergogna, con i più deboli costretti a pagare l’assenza di misure di tutela".

Vittime soprattutto stranieri e tossicodipendenti?

"I detenuti fragili. Spesso quelli di origine straniera hanno difficoltà a comunicare anche con i propri compagni e non denunciano. La percentuale secondo i casi che trapelano è di due terzi delle violenze sessuali".

Perché?

"In carcere il sesso diventa merce di scambio. Soprattutto nei confronti di chi ha problemi di tossicodipendenza e psichiatrici: ci sono detenuti che si fanno prescrivere gocce di psicofarmaci che non assumono davanti agli agenti come dovrebbero ma ma che tengono da parte e accumulano per cederli ad altri detenuti in cambio di favori sessuali. Chi si ritrova in questa situazione, soggiogato o violentato, riporta conseguenze devastanti".

Di recente un detenuto brianzolo, il trapper Jordan Jeffrey Baby, è morto nel carcere di Pavia. Pochi giorni prima aveva denunciato una violenza sessuale subìta in cella.

"Un 20% dei suicidi in carcere3 riguarda detenuti che hanno subito violenza sessuale. Il problema non è sottovalutato, è proprio non considerato".

Si spieghi.

"È un fenomeno rispetto al quale l’Amministrazione Penitenziaria, volutamente, non è in grado di fornire dati specie se si pensa allo “scambio di sesso” di detenuti tossicodipendenti, alcolisti in cambio di psicofarmaci e alcol e di detenuti con problemi psichici in cambio di generi alimentari od oggetti. Negli ultimi tre anni lo Stato si è disinteressato del problema e il numero di morti, suicidi in particolare, è cresciuto esponenzialmente (88 nel 2024, già 12 nel 25)".

Come fare?

"Gli agenti di polizia penitenziaria sono troppo pochi e non hanno una preparazione adeguata. E mancano soprattutto figure fondamentali come psicologi, psichiatri e mediatori culturali che riescano ad esempio a entrare in contatto con detenuti stranieri".