di Marco Galvani
Aumentano gli infortuni sul lavoro, ma "sulla prevenzione e sui controlli si investe sempre troppo poco". Perché per le ispezioni nelle aziende "servirebbe un esercito e invece abbiamo un plotoncino". Con la ripresa delle attività lavorative dopo le chiusure Covid e con gli organici che devono fare i conti con 90 milioni di ore di cassa integrazione nel 2020, i rischi aumentano. I sindacati Cgil, Cisl e Uil fanno parlare i numeri: "Tra gennaio e marzo 2020 in Brianza sono avvenuti 1.679 infortuni sul lavoro, mentre nel primo trimestre 2021 sono già 1.702 – fa il punto Marcello Riva della Cisl – Le vittime, invece, riferite allo stesso periodo l’anno scorso era stata una, quest’anno due".
E a questi numeri si devono aggiungere le 3.103 denunce presentate nell’ultimo anno per i cosiddetti infortuni Covid, ovvero contagi avvenuti sul posto di lavoro, 6 con esito mortale. Sono soprattutto donne (2.290 contro 813) tra i 35 e i 64 anni (2.450) con 626 casi tra gli under 34 e 37 tra gli over 64.
È il comparto sanità a pagare il prezzo più alto dei contagi: tra i tecnici della salute, il 78% sono infermieri, il 5,5% fisioterapisti e il 4,1% assistenti sanitari, mentre le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, il 98,6%, sono operatori socio-sanitari. Tra i medici, la metà è rappresentata da quelli di famiglia, internisti, cardiologi, anestesisti-rianimatori, chirurghi e radiologi. Tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, il 54,8% sono ausiliari ospedalieri, il 33,6% ausiliari sanitari-portantini e il 6% inservienti in case di riposo. Il settore degli impiegati vede per l’80% contagiati gli amministrativi, mentre tra il personale non qualificato destinato ai servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche, il 60% si ripartisce tra addetti alle pulizie di interni e di ospedali e ambulatori.
Emergenza Covid a parte, con i problemi – soprattutto nella prima ondata – di approvvigionamento dei dispositivi di protezione da distribuire ai lavoratori della sanità in prima linea, "il tema della prevenzione è troppo spesso trascurato. Non dobbiamo più aspettare di piangere il morto prima di intervenire", il monito di Angela Mondellini, segretario generale Cgil Monza e Brianza. Insieme ai colleghi Giulio Fossati, Mirco Scaccabarozzi, Abele Parente (Uil) e Marcello Riva ha raccolto gli ultimi "preoccupanti" dati sugli infortuni e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro a livello provinciale, proprio nel giorno dell’anniversario dello Statuto dei lavoratori. "Sulla sicurezza si fanno sempre passi da gambero – continua Mondellini – Grande clamore quando succede una tragedia, promesse, poi tutto o quasi dimenticato. O trascurato. E invece occorrerebbero riflettori sempre puntati: è una questione culturale".
Ma anche di risorse. "Oggi Ats Brianza per la provincia di Monza ha soltanto 26 tecnici della prevenzione e 6 medici (che però devono anche coprire il territorio del Lecchese). Troppo pochi – continua Riva – Qui servirebbe un esercito per riuscire a controllare 64mila imprese dove lavorano circa 270mila addetti". Anche questo chiederanno alla Regione alla manifestazione sotto Palazzo Lombardia per il 31 maggio.